Ri-be-ra, ritmata parola facile da ricordare, comune dell’agrigentano simbolo di una qualità senza compromessi: le fragoline presidio Slow Food siciliano, che pare derivino da piantine selvatiche portate in Sicilia dalle Alpi ad opera di soldati reduci della Grande Guerra … le arance a DOP, appartenenti al gruppo delle bionde ombelicate (Honi soit qui mal y pense), dal maggio di quest’anno. Ma Ribera è anche idea meditata a lungo da Alberto e Marco Massensini, il primo designer, il secondo ingegnere, entrambi brescianissimi “gelatieri”. Idea che prende corpo a fine Maggio 2009 per offrire ai concittadini un gelato che sia abolizione di tutti gli escamotage studiati dall’industria per vendere semilavorati a quelli che non sanno o non hanno voglia di fare.
Ribera è scelta personale, impegno sin dalla frequentazione di corsi professionali di alta formazione, rifiuto di ogni facilitazione per partire dalle materie prime di base: frutta fresca del territorio, pistacchi di Bronte (e non i comuni e meno costosi siriani …), mandorle della Val di Noto, ma anche cioccolato “Guanaja” sudamericano o vaniglia bourbon del Madagascar. Anche qui niente integralismi che penalizzino la continua ricerca del meglio.
Non troverete, vi avverto preventivamente, gusti fantasiosi o voli pindarici ma tanta tradizione sorretta da precise regole di produzione e da altrettanto precise “macchine”. La panna viene montata con una planetaria, esattamente come fanno i pasticceri, le granite nascono da un mantecatore verticale esattamente come facevano i vecchi gelatieri e come suggerisce la grande scuola siciliana.
Quali i risultati di tanta attenzione, qualcuno snobisticamente inizierà ad arricciare il naso, nei confronti di un gelato? Gusti netti, puliti, che consegnano senza esitazione l’integrità della frutta o delle creme da cui sono generati, senza che l’eccesso di zucchero ( ”Siamo nell’era del re dolce, il gusto infantile.” Jonathan Nossiter – Le vie del vino) ne copra irrimediabilmente il sapore originale, gusti tradizionali frutto di una ricerca che penso certamente non terminata. Il tutto custodito in un banco, altrettanto tradizionale, a pozzetti perché ” … offre ancora oggi il modo migliore di conservazione … permette di controllare la temperatura e il grado di umidità, garantendo la massima igiene del prodotto …”
E se ci chiedessimo il motivo che a spinto due persone con un bagaglio professionale ben definito a “fare” del semplice gelato – il gelato è gelato direbbero in molti … – troveremmo probabilmente il desiderio di dare dignità e valore a qualcosa bistrattato dai più, troveremmo ispirazioni, per loro stessa ammissione, derivate dalla conoscenza e dalla frequentazione di luoghi come La Madia e Lo Scultore, il piacere di allontanarsi dall’omologato, dal facile, da quel “buono abbastanza” che permette di offrire un “vero?” gelato italiano in qualsiasi parte del mondo, da parte di persone che poco o nulla sanno di quello che propongono. Quanto a me, mi beo della loro volontà, della decisione che mi permette di passare senza interruzioni di piacere da una granita di pesca a una di caffè, da un gelato di mandorla a uno di zabaione …
Le foto sono di Christian Penocchio
E’ un piacere sapere che la vostra meticolosa ricerca della qualità vi ha portato anche nel nostro negozio. L’idea che sta alla base di Ribera è figlia di una nuova, tanto attesa, epoca alimentare, dove il consumatore è più consapevole e attento alla propria salute. Noi ne siamo felici e abbiamo lavorato a lungo per cercare di offrire un prodotto all’altezza delle aspettative. Un gelato di qualità non è mai frutto di un grande segreto nascosto fra le pagine di un vecchio ricettario, piuttosto è il risultato di un’attenzione, anche maniacale, verso molti dettagli: la selezione delle materie prime determina il gusto, un bilanciamento equilibrato di tutti gli ingredienti influisce sulla digeribilità, la scelta di macchinari e banconi di vendita garantisce una perfetta conservazione e igiene.
Per fortuna Brescia sta vivendo una riscoperta del vero “saper fare”, nella gelateria e nella ristorazione. La ricerca verso l’eccellenza è un percorso articolato e complesso, solo la passione consente di non fermarsi a metà strada.
Senza retorica il piacere è ancora una volta nostro, nostro nello scoprire che a dispetto di tutto il clamore mediatico, specie sui mezzi tradizionali come la televisione, la carta stampata, i volantini che intasano le nostre esauste cassette delle lettere, che vorrebbe spingerci ad acquistare il prodotto X o il prodotto Y, esistono nuove realtà in grado di offrirci l’ineffabile libertà della scelta. Ribera, lo dico senza paura di cadere nell’elogio sperticato, mi ha conquistato per l’equilibrio delle sue proposte, finalmente affrancate da quell’eccesso zuccherino che copre i sapori di gelati, dolci, liquori e vini … Quasi che tutti fossimo vittime di carenze d’affetto o volessimo imitare l’angelo Michael, un delizioso John Travolta che dolcificando all’inverosimile il suo caffè spiegava che “la vita non è mai dolce abbastanza”. Così possono emergere i sentori dei frutti, del cioccolato, della vaniglia, del miele … Grazie, davvero, ad Alberto Massensini per il suo pacato ma giustamente orgoglioso commento, il mio, il nostro desiderio,è questo blog diventasse punto d’incontro, di comunicazione, di dialogo attorno a tutte quelle manifestazioni umane che hanno un “qualcosa” al loro interno e vivono, anche, del condividerlo con più persone possibili.
Ancora una volta una richiesta: segnalateci, qualcuno ha iniziato a farlo, altre realtà che vi paiono mosse dallo stesso spirito e lo traducono con pari capacità …
Sabato ho provato il gelato di Ribera. Gusti ben definiti, ingredienti di eccellenza e frutta solo di stagione. Complimenti ragazzi, niente da invidiare a GROM!
Prima di entrare ricordo a mia figlia “Emily, il gelato al limone con che ingredienti è fatto? Brava, con il limone e poi con acqua e zucchero…. E il gelato al cioccolato? questo è un pò più difficile perché c’è dentro il cacao, il latte, lo zucchero” “E poi non tutti gli ingredienti sono uguali, ci sono nocciole più o meno buone, nocciole che vengono da vicino o che devono fare molta strada” “e il gelato al puffo?” “!!!!!!!”
Ci siamo portati a casa una vaschetta di gelato. Mia figlia ha così scoperto il sapore delle nocciole del piemonte IGP, le mandorle di Bronte, il fondente Guanaja, il torrone sardo….penso che sia bastato a cancellare in lei lo pseudo sapore del gusto al puffo. Mai più stragi di puffi per conto di Emily! Almeno per ora…
Riporto una frase tratta da “Mille Soli” di Domenique Lapierre a proposito del suo amico americano Larry
«Gli feci assaggiare le delizie della nostra terra, foie gras, tartufi, porcini, perfino rane e lumache. Gli feci scoprire l’Armagnac, il Sauternes, l’acquavite di pera e i vins de pays a bassa gradazione che cancellarono per sempre dal suo palato il sapore della Coca Cola».
Nonostante la mia passione per il buon cibo sono convinto che, di tanto in tanto, una Coca Cola si possa anche bere, importante, no, fondamentale è che non sia l’unica scelta, l’unica possibilità o sapore conosciuto … E’ nell’assenza o nel progressivo venir meno delle alternative che a mio avviso si cela il male maggiore. Detesto pressoché qualsiasi esempio d’integralismo – ecco del gelato puffo ne farei volentieri a meno – e penso che nella nostra società possano convivere tante proposte, non pretendo che tutti siano “rapiti” dalle sfumature di gusto, dalle consistenze, pretendo invece che chi non voglia cibarsi di cose costruite a tavolino, prive di storia, di personalità, debba diventare matto per approvigionarsene. Venendo a Ribera sono felice ti sia piaciuto Fabio, è la dimostrazione, una delle dimostrazioni, che lavorare bene è possibile, gratificante, contemporaneo.
D’accordo con te Carlos.
La Coca Cola l’ho definita tempo fa una bibita onesta.
Non illude nessun consumatore, a differenza della aranciata o delle bevande funzionali che vanno tanto di moda, sul contenuto degli ingredienti.
Non mi piacciono invece le pubblicità della Coca Cola della mamma che porta in tavola la felicità (!) o della Kinder dove il bravo papà va a prendere il bambino a scuola con il kinder sorpresa!
Non credo nell’integralismo in nessun campo; al bianco e nero, preferisco le sfumature di grigio.
Insisto però sul fatto che la gente non si faccia imporre delle scelte, ma che le faccia in prima persona e coscientemente.
Assolutamente in linea Fabio, diranno che questo blog è colmo di buoni sentimenti … 🙂 , gli short, o spot come spesso vengono definiti, che fanno leva su queste situazioni per reclamizzare prodotti globalizzati indispettiscono non poco anche il sottoscritto, mi chiedo quali soggetti avranno intervistato per costruire il campione medio del target …
MMMMMMmmmmm…..che delizia!!!!!!! mela verde è il mio preferito! ma anche bacio… e fiordilatte… sono incredibili!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
A volte è propio vero che basta solo un pizzico di semplicità, di rispetto per ciò che di buono ci offre la natura per creare qualcosa di superlativo….
Tanto vero che molte, troppe volte, molti, troppi, non se ne curano affatto … Benvenuta karla
2021, sono passati 10 anni da questo post e come diceva la grande Mercedes Sosa in uno dei suoi più coinvolgenti pezzi «Cambia, todo cambia», sin troppo facile la traduzione grazie alle similitudini di due lingue neolatine, i fratelli Massensini hanno lasciato il locale che, dall’inizio di quest’anno, è ora interamente condotto e gestito da Mauro Tononi, già collaboratore della realtà. Mauro, pasticcere come formazione, ha modificato, sta modificando profondamente aspetto ma anche comunicazione e, quel che per me conta non poco, filosofia, visione del locale. Non ho ancora assaggiato alcunché del nuovo corso, così sospendo ogni giudizio su Ribera e consegno questo post alla storia degli umani eventi: per correttezza nei suoi confronti, visto il ruolo che quest’insegna ha avuto nella proposta bresciana, vedrò di fargli visita…