Figli di una DOC minore

Mi ci sono trovato quasi per caso, era sì mia intenzione visitare la 36a Festa dell’Uva e del Vino di Capriano del Colle, ma i tanti impegni rendevano difficile il programmare una serata. Poi un dibattito su facebook, abbastanza sterile visto le argomentazioni e l’atteggiamento di una delle parti in causa,  mi ha convinto a dedicare parte del mio tempo a questo appuntamento. Non voglio rubare spazio utile a questo post, non spetta a me giudicare e non conosco la storia di questa rassegna in modo sufficiente per averne una visione completa e del tutto obiettiva ma su un punto vorrei esprimere un’opinione piuttosto precisa: rimango sempre perplesso quando visitando una Festa, una Fiera, una Sagra  dedicata a un preciso prodotto, manufatto o territorio trovo una consistente parte del suo spazio dedicato, o utilizzato, da realtà che poco o nulla hanno a che fare con quello che dovrebbe essere il motivo fondante, la ragione dell’evento stesso. Così se visito la Festa dell’Uva e del Vino di Capriano penso e spero di trovare uva e vino del luogo, e davvero non capisco chi antepone principalmente ragioni “economiche”, o quant’altro per introdurvi prodotti del tutto alieni. Spero con la stessa coerenza, e qui chiudo questa premessa, di poter affermare che alla luce di quanto detto non mi pare “aliena” la presenza di un microbirrificio della zona, posto peraltro lontano dal centro della  manifestazione e caratterizzato, vai a http://bit.ly/kkAPIR , da una forte adesione al territorio. Un’ulteriore  motivazione ha messo in dubbio questo scritto, lo scoprire che per un errato settaggio della mia piccola digitale, non mi pareva il caso di arrivare travestito da fotografo, le immagini raccolte mostravano un’imbarazzante grana che ne vanificava in gran parte la piacevolezza: chiedo venia a chi con cortesia e disponibilità ha posato per il mio obiettivo   – Ofelè fa el to mesté – ma preferisco evitare la pubblicazione degli scatti.

Figli di una DOC minore, confesso pubblicamente la mia cinefilia, è un’evidente parafrasi di un’opera teatrale del 1980, Son of a lesser God, e ancor più dell’omonimo film – titolo italiano Figli di un Dio minore – con due grandi protagonisti come William Hurt e Marlee Matlin. Titolo di effetto che mi serve una volta di più per dichiarare quanto tenga a chi non sempre ha mezzi e capacità per affermare il proprio lavoro al di fuori di una ristretta cerchia, o paga il prezzo di una memoria collettiva che ancora oggi lo collega a prodotti di scarso valore, buoni per lo più ad aumentare l’alcolemia dei bevitori e tingere di rosso il bicchiere. Chi coltivasse queste idee doveva a maggior ragione essere presente alle giornate che il Comune alle porte del Montenetto ha dedicato a DOC (Capriano del Colle) e IGT (Montenetto) del territorio circostante. Avrebbe visto tanta gente, conversato con produttori desiderosi di farsi conoscere, fieri di mostrare e proporre il frutto della loro fatica, assaggiato alcune cose, più d’una, interessanti. Questo il riassunto della mia serata, trascorsa in piacevolissima compagnia e in parte assistito dalla persona che più conosco tra i viticoltori di Capriano, quel Davide Lazzari che ben rappresenta il futuro   dell’omonima Azienda . Tra i vini che mi sono rimasti impressi, ho assaggiato davvero una minima parte di quanto era disponibile, cito brevemente il Capriano del Colle Bianco di Paolo Rinaldi, naso piacevole, di buona pulizia, e bella coerenza in bocca. La produzione è minima ma l’entusiasmo, per contrappasso, è tantissimo – bella la sua descrizione del terreno, siamo a Poncarale, con minore spessore dello strato argilloso e tanta ghiaia sottostante a far “soffrire” la vite -. Poi una tipologia che inevitabilmente si presta al confronto con il Chiaretto, un rosato composto essenzialmente da uve della DOC Capriano rosso –  Sangiovese, Marzemino, Barbera – opera dell’Az. Africola di Ivan Bertolotti a Capriano del Colle. Gradevole all’olfatto, si mantiene tale anche in bocca con discreta acidità e sapidità, senza cadere, come accade con la versione spumantizzata, in eccessi di dolcezza e toni di caramella alla frutta (ma era  una prova il cui seguito vedrà una base vendemmiata appositamente  e vinificata per questo preciso scopo).  Vera sorpresa a un successivo assaggio: M – da Montenetto, Maddalena, San Michele, Marzemino … – ed è di fatto un Marzemino passito e affinato in barrique, elaborato dall’Az. Agricola San Michele. Se avesse giusto un naso un poco più aperto e corrispondente alla bocca, notevole senza dubbio, e un pizzico di freschezza in più avrei parlato di piccolo capolavoro, che di rossi passiti interessanti nella nostra provincia non ne contiamo molti … (mi viene in mente l’Eretico di Cristina Inganni), precisiamo che anche in questo caso si tratta di un’opera prima: chapeau e le mie particolari scuse a Mariateresa Bettera e Massimo Danesi che gentilmente si sono prestati  a più di una posa. Gradevoli anche i due bianchi offerti, un Capriano del Colle DOC e un Montenetto IGT solo, a mio gusto, un poco “verdi”  Ancora passione all’estremo grado nel Capriano del Colle DOC Dioniso di Pietro
Podestà
, fatta esprimere e concretizzata per recuperare, e penso celebrare, le origini agricole della famiglia. E’ disponibile una sola annata,  che sotto il naso chiuso, il vino è ancora in piena evoluzione, mostra carattere ed estratti. Last but not least due vini dei Fratelli Lazzari, la mia bocca inizia ad essere stanca ma il loro Capriano del Colle Bianco e il Rosso Riserva degli Angeli si fanno ancora apprezzare alla grande.

Tutte le cantine presenti, ne mancavano solo alcune, fanno parte del Consorzio Tutela Vini d.o.c. Capriano del Colle, qui rappresentati dal loro presidente Maria Grazia Marinelli. Consorzio che diventerà a breve del Montenetto, a sottolineare l’importanza del rilievo del Monte Netto – collina alluvionale che per caratteristiche geologiche e microclima ben si presta alla coltivazione della vite – e includere con maggiore efficacia comuni già facenti parte della DOC come Flero e Poncarale. Due i vitigni che caratterizzano questa denominazione, il Trebbiano per i bianchi e il Marzemino per i rossi, non a caso le recenti modificazioni del relativo disciplinare di produzione ha visto incrementare la percentuale di quest’ultimo vitigno fino a diventarne  il principale. Un appello allora per i ristoratori e i consumatori bresciani: siate più aperti, non fossilizzatevi sugli immancabili tre territori e sulle altrettanto immancabili tre etichette. Esercitate la vostra curiosità senza prevenzioni, forse non sempre soddisferete il vostro palato ma talvolta incontrerete delle grandi, e positive, sorprese. Dicono poi che la curiosità aiuti a mantenere giovane il cervello …

Le immagini sono tratte dal sito del Consorzio per la tutela del Capriano del Colle. Restiamo a disposizione dello stesso per il loro utilizzo.

5 commenti Aggiungi il tuo

  1. stefano ha detto:

    grande carlos……………peccato non aver citato il mio appoggio morale alla serata.hahahah

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Nessun problema: ho maldestramente dimenticato d’inserire Stefano Chiari che con il suo carisma, il suo grande senso etico, la sua assoluta astemia mi è stato guida, appoggio, esempio per tutta la serata. Contento? 🙂

  2. stefano ha detto:

    hahahaha sei troppo un mito

  3. marco finardi ha detto:

    come non essere d’accordo, soprattutto con la premessa! Peggio se le ragioni non sono neppure di carattere economico (che potrei non condividere, ma capire), ma una semplice ripicca messa in atto per antichi rancori. Condivido pienamente che chi viene alla festa dell’uva e del vino di Capriano, una delle poche zone di produzione DOC della nostra provincia, immagina di poter degustare il vino del luogo ed è partendo da questo concetto che abbiamo dato vita a questa 36a edizione. Per la prima volta in tante edizioni questo è stato possibile non solo alla “corte degli assaggi”, ma anche nei vari stand gastronomici… speriamo non sia l’ultima. A nome del comitato organizzatore grazie per la visita e per l’articolo.

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Grazie a lei, Marco, per le sue precisazioni e per la cortesia. MadeinBrescia è a disposizione per far meglio conoscere tutte quelle manifestazioni del territorio che abbiano a cuore in modo schietto e trasparente le tante cose “buone” che vi si possono trovare e ancor prima le persone che di queste cose sono artefici.

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