Sciör del Tórcol 2011

Nona sagra del vino di Valle Camonica a Losine. Non esistono possibilità di fraintendimenti nella definizione di questo evento, sagra innanzitutto e se forse non tutti i punti contenuti nel manifesto della sagra autentica pubblicato in questo blog sono rispettati letteralmente è indubbio che l’aria che qui si respira è fresca, viva, autentica. Aiuta senza dubbio il luogo, passeggiare di sera per le tortuose vie di Losine illuminate da torce è cosa gradevole, che rasserena e diverte. Nel tragitto, ospitate in case private, volti, corti, buona parte delle cantine camune, davvero poche le assenze. Già questo è un traguardo che fa onore a  quel Sciör del Tórcol (signore del  torchio) evento giunto alla nona edizione. Lo organizza e segue l’ Associazione  al Torcol, composta da 15 membri che, come si apprende dal sito,  “in questi anni ha saputo riscuotere l’interesse di molte persone, Enti ed Istituzioni, che con il loro prezioso contributo hanno reso possibile il rilancio della Viticoltura valligiana”. Viticoltura non ultima trovata dell’esperto di marketing di turno ma realtà di cui si trovano tracce sin dal medioevo e giunta attraverso i secoli sino ai nostri giorni,  non facile, quasi sempre “di montagna”, che ben condotta parla a viso aperto di un luogo e della sua gente. Viticoltura qui accompagnata, la mia è una fissa, da prodotti locali, da punti di ristoro – un bravo a tutti i volontari del Mato Grosso – che offrono in degustazione vini altrettanto locali, in bottiglia e a bicchiere …

Ed è questo ciò che vediamo accompagnati per la prima parte del percorso da Federico Sidoni, giovane presidente di questa realtà che poi dovrà correre, non è una metafora, per far fronte a luci che si spengono, decine di chiamate sul cellulare, rappresentanti d’istituzioni che invece di seguirlo si attardano a conversare con i produttori. Davvero
piacevole questa conoscenza, Federico è attento, disponibile, scopriamo poi che conosce Michele Corti,  suo passato docente presso la sede di Edolo della Facoltà di Agraria: pensavo a lui, ma anche a Germano Squarotti del Consorzio della Castagna di Paspardo, quando scrivevo su fb di “… piccole istituzioni rette da giovani capaci, con voglia di fare, senso pratico, rispetto delle …  produzioni che nessuno ci potrà copiare”.
Dovrei parlare poi di tutte le persone che ho incontrato in quella serata, poche rispetto alle presenti, ma tempo e spazi sono spesso tiranni, così dirò di alcuni momenti che vogliono essere testimoni di un più ampio patrimonio.

Bella occasione per incontrare nuovamente Enrico Togni, assaggiamo la novità qui presentata, il Martina in onore della figlioletta nata da pochi mesi, schiava in purezza da vecchie vigne elaborata in rosa per dare un vino asciutto, pulito, di percepibile freschezza (me ne sono portato a casa una bottiglia per degustarlo con calma aspettando la  prossima primavera per l’uscita di uno splendido Erbanno …) e ci gratifichiamo con un sorso, uno solo, di Cav. Enrico, bell’esempio di Merlot affinato in legno che Cinzia, compagna di Enrico, ci versa con un sorriso. Non lontano troviamo Giacomino Laidelli che con Sandro Sorteni forma il duo della Cantina Flonno, forte di un vino che nasce nel Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri: il Grandimani, merlot in purezza affinato in acciaio, contraddistinto da immagine e nome di un “pitoto” orante. Vino che ci pare esprimere appieno, e le viti sono giovani, il carattere di un Merlot camuno. Nello stesso ambiente dall’Az. Agricola Luscietti Cantina Bignotti   qui rappresentata da due dei fratelli Bignotti, proviamo il Cultivar delle Volte bianco, da uve chardonnay e muller  thürgau e i due rossi, entrambi convincenti, più tipico il Valcamonica Rosso IGT, più importante il Valcamonica  Rosso IGT Fenocolo, un taglio bordolese d’intrigante struttura (qui acquisto il bell’olio extravergine prodotto in azienda da  leccino, casaliva e pendolino  provato per la prima volta al Vinitaly di quest’anno). In uno spazio caratteristico ma un poco angusto ecco l’architetto Tino Tedeschi, Az. Agricola Scraleca, permettetemi qui di parlare dell’olio Grimaldi – un elisir medicinale nelle parole di Tino –  dalla spiccata personalità, fruttato leggero con sentori di erbe di campo e frutta secca – nocciola? -, ancora frutta secca in bocca dove la noce pare divenirne il tratto prevalente. Di Scraleca impossibile non citare la farina da polenta di mais vitreo.

E non ho parlato della Cooperativa Agricola Rocche dei Vignali – l’Assolo tra i recenti ricordi –  dell’Az. Vitivinicola La Costa, dell’Agricola Vallecamonica, dell’Azienda Agricola I Nadre – i rossi -, ma questi nomi ora servono per dire come tutti questi vini siano ancora poco conosciuti, poco distribuiti, poco apprezzati. Indubbiamente il cammino da percorrere è ancora lungo, i vini da scremare, ma ben più d’una proposta è valida e spiace non trovare etichette camune non dico a Brescia … ma nei locali della Valle stessa, che paiono vergognarsi ad  esibire il buono della loro terra, giustificandosi talvolta con la loro scarsa richiesta. Iniziate a proporli, ma ancora prima iniziate a provarli, senza prevenzioni o per contrasto facili entusiasmi, provate ad abbinarli ai formaggi, ai salumi, ai piatti della Valle, realizzando così unioni che hanno il fascino dell’irripetibile altrove.

Le fotografie, aimè, sono mie … scattate giusto per avere un minimo di  testimonianza. Chi fosse interessato ad approfondire  l’argomento  può consultare il libro di Oliviero Franzoni Una terra di vigneti scolpiti nel vivo sasso, edito a cura ell’Associazione al Torcol o dare un’occhiata al documento  reperibile in rete con il titolo Alla scoperta dei vini IGT di Valle Camonica. Ricordiamo inoltre l’esistenza del Consorzio tutela IGT Valcamonica, ultimo nato tra i consorzi bresciani.

16 commenti Aggiungi il tuo

  1. Federico Sidoni ha detto:

    Un Grazie di cuore a Carlos Mac Adden e gentilissima Consorte;
    due persone davvero squisite, gentili e molto preparate che ho avuto la fortuna di conoscere in occasione della Scior del Torcol edizione 2011 (anche se purtroppo in frangenti molto brevi a causa delle numerose telefonate come riportato in articolo). Due persone con le quali è stato davvero un piacere conversare sia sulla viticoltura camuna in generale sia, approfondendo un pò più i discorsi, delle varie dinamiche che legano i viti-vinicultori della Valle Camonica alle realtà locali ed extra-valligiane.
    Un particolare ringraziamento infine a nome mio e dell’Associazione Al torcòl per la bellissima recensione, per i caratteri e le sottili dinamiche della Sagra che Carlos immediatamente ha compreso ed ha egregiamente riportato nell’articolo in oggetto.
    Grazie ancora e rinnovo l’invito a tutti i lettori per la Scior del Torcol 2012 concomitante con il Decennale della festa.
    Federico Sidoni

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Ma grazie a te Federico per la davvero piacevole serata trascorsa a Losine, e tanta reciproca cortesia credo nasca semplicemente dall’avere, di là dal diverso ruolo e prospettiva, un comune sentire, lo stesso desiderio di far conoscere queste realtà, la stessa attenzione perché manifestazioni come questa siano davvero l’espressione di un luogo e della sua gente. Per quanto mi riguarda sarò ben felice di essere presente alla celebrazione del Decennale …

  2. Alex Belingheri Agricola Vallecamonica ha detto:

    Ho letto con piacere la bellissima recensione su Scior del Torcol edizione 2011.
    Fortunatamente ci sono persone come Carlos Mac Adden che danno volto e dignità a noi piccoli produttori che cerchiamo di recuperare con il nostro lavoro il territorio camuno.
    Come ben sottolineato nell’articolo purtroppo si fa ancora fatica a “fare sistema” e spesso non trovare i prodotti nella ristorazione o nelle gastronomie è il nostro più grande rammarico.

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Troppi complimenti Alex … che dire? Domenica scorsa ero alla Cantina di Esine e ho stappato il Grandimani di Flonno, accanto a me un tavolo dopo aver commentato la lista dei vini ha optato per un Curtefranca rosso dopo aver considerato a lungo l’unico toscano presente … Devo confessare che conosco poco i vini della tua cantina ma, se possibile, rimedierei volentieri a questa mia pecca. Da parte mia continuerò a parlare dei Consorzi “minori”, altra mia fissazione, e di come debbano trovare unità, un comune e coerente percorso, senza cedimenti ma neppure integralismi e isolando, mi perdonerai se dico questo, chi vuole utilizzare le potenzialità della Valle per meri scopi economici.
      Con sincero affetto.

      1. Alex Belingheri Agricola Vallecamonica ha detto:

        Grazie ancora Carlos per la disponibilità e replico restando in tema storico-letterario con Padre Gregorio Brunelli che scriveva:
        Normalmente i vini della Valle sono di color rosso, ma non ne mancano di bianchi, soprattutto moscatelli, che sono buonissimi e quando corre l’estate con l’ordinario calore, vengono a maturità così perfetta, che senza alcuna arte se ne beve di dolce di suo piede.
        Ieri Moscatello oggi Passito…da pochi giorni fa capolino in cantina e se potrai venire a trovarmi sarò ben lieto di degustarlo in tua compagnia, come di mostrarti il lento appassire delle uve novelle.
        A presto.
        Alex

  3. La sera della tua venuta a Losine non ci siamo visti in quanto avevo momentaneamente lasciato la postazione a mio cugino e socio Giacomo, che al ritorno mi ha riferito della tua visita, peccato non aver potuto scambiare qualche battuta in vostra compagnia. Grazie da parte di Grandimani che ha avuto il piacere di allietare la vostra serata alla Cantina di Esine, Siamo fiduciosi e lavoriamo affinchè siano sempre più i vini camuni ad accompagnare ed esaltare le prelibatezze della cucina Camuna.
    Che dire Carlos, se non grazie a persone come te che con sentimento, passione, parole concise e schiette !! riesce ad interpretare e trasmettere il vero senso di un evento come Sciòr del Tòrcol specchio di persone (viticoltori, organizzatori, volontari) che credono e con tenacia lavorano nel loro territorio per il loro territorio.
    Grazie dunque all’associazione Al Torcòl e a tutti voi.
    Ciao
    Sandro Sorteni
    Cantina Flonno

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Basta se dico di essere davvero gratificato dalle tue parole? A presto Sandro, dobbiamo trovarci nella vostra cantina la prossima volta …

      1. Come disse Padre Gregorio Brunelli nel passo da te citato……..”.Accolgono con cuore aperto il forestiero, sia ricco che povero, e lo onorano della loro ospitalità.”
        Ti aspettiamo nella nostra piccola Cantina per degustare ….….”quella comoda e necessaria bevanda e dell’ordinario loro gusto di quel liquore, che, accolto nei bicchieri, odora come viole, splende come ambra e arde come rubino, e bevendosi, con teneri scherzi saltando verso le pupille, pare inviti a delibarlo prima con gli occhi, che con le labbra”…………….
        – Tratto da “Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli Camuni “giornata settima del 1601 di Padre Gregorio Brunelli da Valle Camonica –
        A presto
        Sandro e Giacomo
        Cantina Flonno
        Valle Camonica

  4. Carlos Mac Adden ha detto:

    Mi prendo questo spazio per condividere con tutti i lettori di questo blog le belle frasi lette nei commenti sopra riportati, e per non indulgere troppo nella soddisfazione che sto provando chiudo riportando questo passo di Padre Gregorio Brunelli da Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni, Valle Camonica 1698:
    “La qualità degli animi della gente Camuna possono essere ben simboleggiate dalle rocce delle cime dei monti innevati, cioè la durezza ed il candore. Difficilmente si muovono all’ira, amano il principio dell’onore, della moderatezza, della fortezza d’animo, della prudenza e del valore. Accolgono con cuore aperto il forestiero, sia ricco che povero, e lo onorano della loro ospitalità.”

  5. mi spiace dover fare la voce fuori dal coro, ma tant’è ormai mi conoscete.
    ho partecipato con piacere alla nona edizione di scior del torcol, ma c’è da dire che erano ben tre anni che la mia realtà (così come altre) non partecipava.
    I motivi erano i più svariati e devo veramente fare i complimenti al nuovo presidente dell’associazione Federico Sidoni perchè, anzichè arroccarsi sulle proprie decisoni, ha avuto il coraggio di iniziare un percorso di vero e proprio confronto con le realtà vitivnicole della valle al fine di superare incomprensioni e problemi,
    E’ solo ed esclusivamente merito suo se quest’anno ho deciso di ritornare!
    Comunque i problemi restano e sono tanti, non tanto con riferimento alla manifestazione che è davvero riuscitissima e che ha il pregio di essere l’unica sagra camuna che utilizza e promuove solo vino e cibo camuno, ma con riferimento al comparto vitivinicolo camuno.
    Di furbetti ce ne sono tanti, anche chi non ti aspetteresti, di gente che fa la bella faccia, si riempie la bocca di belle parole, ce n’è una marea.
    Finchè non saremo in grado di oltreppassare i campanilismi e pensare realmente per il bene del territorio non andremo da nessuna parte!

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Caro Enrico, come vedi qui non esistono censure se non nei confronti di maleducazione e volgarità, cose che chiaramente non ti riguardano, le voci fuori dal coro sono in un certo senso il sale della terra: guai se tutti ci “accodassimo” al commento più lusinghiero. Ciò premesso dividerei il tuo intervento in due parti, la prima riguarda la manifestazione che anche tu concordi nel ritenere fondamentalmente riuscita e coerente con lo spirito della valorizzazione di un territorio. E’ indubbio, ed è la sensazione che ho personalmente avuto e in parte esplicitato, che buona parte del merito va a Federico Sidoni, ritengo però doveroso includere nei complimenti tutti coloro che hanno collaborato seguendo le nuove indicazioni. La seconda, e questo è tasto che abbiamo più volte toccato insieme, mi lascia preoccupato da un lato ma desideroso di approfondire da un altro. Sai bene, che ti conosco schietto, quante volte ho voluto capire chi si cela dietro al termine da te usato e mi sono sempre trovato di fronte a questa tua affermazione “Non posso parlare di colleghi …”, sai altrettanto bene quanto io ripeta nei miei post che non amo chi si limita a seguire la corrente e non s’impegna in prima persona, rischiando e sbagliando se necessario, o peggio ancora adotta vie brevi o di comodo al principale fine di lucrare su un’immagine, quella della vitivinicoltura camuna che certo non ha bisogno di tali figure. Detto questo ribadisco pubblicamente la mia disponibilità per tutte quelle iniziative tese a valorizzare il territorio della valle e a far superare preconcetti e pigrizie nel proporre i frutti del vostro lavoro. Con sincera stima

      1. Caro Carlos,
        hai colto nel pieno il mio commento.
        forse perchè rappresenta la mia unica fonte di reddito, forse perchè la passione che mi spinge è tanta e lo sai, però credimi che altrettanta è l’indignazione nel sentire affermare certi concettie e poi praticare il contrario.
        Per es., che c’entrano il concetto di tipicità e territorio con l’utilizzo di vitigni internazionali, cosa vuole dire parlare di biodiversità e poi piantare gli stessi tre cloni e stessi portainnesti, che senso ha parlare di sperimentazione e poi fare quella che viene definita “viticoltura moderna”, cosa c’entra la qualità quando alla prima decade di ottobre con un annata come questa tanti vigneti erano già stati vendemmiati, cosa c’entra la qualità con quattro chili per pianta!
        Poi la cosa che più dà fastidio è che quando assaggi i vini sono tutti corretti, ben fatti, senza grandi difetti, allora sono stupido io che rischio e aspetto a raccogliere per avere la migliore maturazione fenolica, sono stupido io che faccio 1,6 kg per pianta, quest’anno, perchè di solito sono 1,2 kg, sono stupido io che mi incaponisco nel pagare le uve 1,00 € al chilo anzichè 0.50 € come fa qualcun’altro e tutto per evitare di perdere vigneti storici, siamo stupidi io e Alex che spendiamo tempo e soldi per recuperare vitigni storici che potrebbero non avere grande valore enologico di fronte a “sua maestà” il merlot, ma che hanno dentro di loro biodiversità, tradizione e cultura, sono stupido io a proporre una commissione di degustazione per valutare la correttezza dei vini (saremmo l’unica igt in italia a farlo) con persone esterne alla valle anzichè ricorrere aii soliti consulenti che hanno poi interessi in gioco!
        forse sono stupido io a pensare che la Valle in questa situazione e con queste persone possa avere un futuro

        1. Alex Belingheri Agricola Vallecamonica ha detto:

          Gli argomenti toccati devo dire che sono veramente importanti e possono rappresentare una grande fetta di futuro vitivinicolo per la Valle.
          Io sono arrivato molto dopo Enrico alla viticoltura, prima giocoforza come secondo lavoro, gestivo a tempo pieno un ristorante sul territorio, poi ho deciso di fare un salto nel “vuoto”.
          Sono figlio di imprenditori e altre opportunità di lavoro più “comode” in aziende di famiglia non mancano.
          Ho deciso di rischiare in un lavoro che poco conoscevo, ho deciso di investire il capitale di famiglia in un’attività che aggravata dalla crisi attuale non so quando potrà produrre reddito e ho deciso che deve essere il mio unico reddito.
          Mi spinge sicuramente la passione e il voler fare qualcosa per questo nostro territorio preda nel passato di speculazioni edilizie e industriali, badate bene lo dico contro i miei stessi interessi di famiglia in campo edile.
          Da subito ho capito che la “scorciatoia” dei vitigni internazionali avrebbe portato risultati immediati, è una strada che non ho mai voluto percorrere.
          Se non guardi le radici della tua zona se non ascolti il lavoro dei contadini locali non puoi fare questo lavoro.
          Mi sento solidale con Enrico, ritengo indispensabile il recupero di varietà locali , non bisogna perdere il patrimonio di biodiversità che la storia ci ha lasciato in eredità.
          E’ un percorso lungo, complesso e difficile.
          I contadini locali “hobbisti” sono oggi anziani, le vigne storiche vengono tagliate, manca un mercato delle uve e senza di esso il ricambio generazionale.
          Il vero problema è che rischiamo di avere “individualità” ma non territorio.

  6. Carlos Mac Adden ha detto:

    Credo che i due ultimi interventi contengano più d’uno spunto degno di nota, proviamo a evidenziarli:
    . L’utilizzo di vitigni autoctoni da preferirsi a quelli internazionali. Indubbiamente un modo per legare la propria produzione alla zona in cui si opera, forse non il solo ma certamente uno dei più significativi. Che ne pensate ad esempio dell’utilizzo per i vini bianchi del Riesling Renano che ben si presta alla Valle, in sostituzione dell’imperante Incrocio Manzoni?
    . La viticoltura vista come metodo per la salvaguardia della terra da speculazioni edilizie e industriali (non è raro vedere capannoni sorti in zone agricole e poi abbandonati) m anche come possibilità occupazionale futura, possibile se s’interviene in modo coordinato ed efficace.
    . La coerenza necessaria per chi produce: non è possibile presentare i propri vini sugli stampati, in rete in un modo e comportarsi diversamente nel vigneto e in cantina.
    . La costruzione di un’identità territoriale e non solamente di varie individualità sparse sullo stesso.
    . L’utilizzo di strumenti rigorosi e innovativi, e in genere l’apertura verso proposte non facili ma che darebbero lustro (e talvolta primato) alle realtà ad I.G.T. camune.
    . Il consolidarsi di una mentalità disposta ad investire per un futuro importante piuttosto che mirante ad “accontentarsi” di risultati meno eclatanti ma immediati.
    Non posso che sentirmi solidale con quanto affermato da Alex ed Enrico ai quali dedico tutto lo spazio che riterranno necessario.

  7. Con riferimento all’utilizzo dei vitigni autoctoni intendiamoci:
    1-la valle è piena di biodiversità, stracolma, il problema è che al momento non è solo inespressa ma purtroppo non è nemmeno considerata.
    I vigneti storici sparsi in tutto il territorio dovrebbero essere fonte di studio e considerazioni: per es. io ho visto coi miei stessi occhi piante di 50 anni su piede franco pienamente produttive, la stessa cosa l’ho vista in valle d’aosta, credo che questo sia e debba essere uno spunto di riflessione.
    Io ho piantato su piede franco, rischiando certamente, ma chi non risica non rosica si dice.
    2-nel post sugli alberi del pane, tu Carlos giustamente ti scandalizzi per la situazione in cui si trovano i secolari castani camuni a causa del cinipide che li sta devastando.
    La stessa cosa sta succedendo con i vigneti solo che qui il problema si chiama flavescenza dorata: questa malattia del legno viene trasmessa da un coleottero, lo scafoideo titano, che è da sempre presente in valle, quello che non era presente erano le piante malate.
    Ora, se si considera che il merlot è il vitigno più piantato al mondo, che i vivaisti hanno enormi richieste cui non riescono a far fronte con le loro sole piante madri per cui prendono materiale ovunque, che il merlot in quanto tale è fortemente soggetto alla flavescenza dorata, credo che chiunque possa capire che abbiamo gettato la pecora nel branco di lupi.
    3-i vitigni autoctoni sono un bene prezioso, allo stesso lo sono i probabili biotipi di vitigni nazionali ed internazionali che con il tempo si sono adattati alla valle.
    E’ necessaria una ricerca, coordinata e seria, per capire cose c’è in valle e che potenzialità ha.
    Inoltre, se si considerassero meglio le caratteristiche del territorio, si dovrebbe capire che è necessario lavorare con vitigni meno suscettibili alla peronospora.
    La valle non è umida, ma è fortemente piovosa, ne consegue che le patologie più diffuse della vite sono peronospora e botrite.
    Il merlot è fortemente suscettibile alla prima, soprattutto nelle sua forma larvata che è la più pericolosa, ne consegue che con un programma fitosanitario sbagliato il rischio è quello di non raccogliere!
    4-infine credo sia necessario cominciare un lavoro di mappatura dei territori della valle, fare prove in diverse situazioni, azzerando il più possibile i parametri in modo che l’unica variabile sia rappresentata da terreno e clima, così da avere una mappa delle zone che ci dica cosa è meglio piantare e dove. altrimenti si continuerà ad avere vini rossi che faticano ad esprimersi, o bianchi seduti che dopo un anno perdono l’acidità.

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