Ha poco più di un mese questa “guida non-guida” come viene definita da Lidia Mantovano, suo curatore, e raccoglie, per i tipi del Gambero Rosso, oltre mille indirizzi di luoghi “dove il cibo è piacere e passione”. La nota introduttiva ci spiega innanzitutto cos’è un “foodie”, evoluzione del gourmet di classica impostazione, meno rigido, più aperto, meno pedante, più tecnologico. Nel suo procedere tra i piaceri del cibo, del vino, si aiuta con tutti i mezzi della moderna comunicazione, frequenta con assiduità la rete ed è decisamente sensibile a chi si adopra per salvaguardare sapori e profumi di un tempo, magari inserendoli in un contesto futuristico/minimale. Non ha preconcetti, spazia, ed è attirato da qualsiasi novità che non sia immagine fine a se stessa: figura e approccio indubbiamente interessanti. Si apre la guida, snella, si cerca Lombardia e poi – avevate timori? – Brescia. Ma della nostra città, e della nostra provincia, non c’è traccia alcuna. Poco male, ci sono così tanti incontri possibili che di certo passa pressoché inosservata questa assenza. Senza dubbio sono state giustamente privilegiate città più importanti, o più curiose, ma noi, io, non mi arrendo e senza temere accuse di plagio provo a guardarmi attorno, vedere se oltre al numero davvero importante di viticoltori, produttori di formaggi, salumi, farine, marmellate, olio … che la nostra provincia annovera, riesco a trovare qualche idea, qualche locale un poco fuori dagli schemi, o semplicemente qualcuno che in questi disastrati tempi abbia voglia di mettersi in gioco, di sfidare le convenzioni. Può farlo con il luogo, con un prodotto o con il modo in cui lo stesso viene proposto. Mi sgancio, per questa sezione a cui vorrei dare un nome senza copiare quelli precedentemente citati, dalla ricerca del cibo rigoroso, che affonda le sue radici nelle tradizioni bresciane, restando tuttavia fortemente ancorato al concetto di “buono” e di territorio condiviso. Non lascio queste parole isolate, a provocare e basta. Dopo questi appunti, subito un esempio. Ah, naturalmente attendiamo commenti, e magari suggestioni per una sorta di comune denominatore da aggiungere al titolo di ogni post; chissà magari in un futuro alcuni di questi “luoghi non-luoghi” verranno ripresi, se il tempo e il mercato ne sanciranno il valore, da qualche guida importante. Lo spero per loro (i luoghi intendo), per me l’importante è scriverne.
Caro Carlos, non so se il mio commento verrà letto, mi sono imbattuta ora in questo vecchio post.
Collaboro con il Gambero Rosso, proprio con la guida Foodies, e volevo specificare che è una guida (ora alla terza edizione) in cui si procede per itinerari che cambiano di anno in anno, non c’è mai tutto il territorio. Nella prima edizione Brescia c’era (e spero che entrerà anche nelle prossime). Cordiali saluti e complimenti per il suo lavoro.