Un pranzo di Natale MiB

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci, qui non troverete ricette o l’indicazione di piatti della tradizione più o meno modificati (ho le mie idiosincrasie, non come altri termini ma poco sopporto “rivisitati”), piuttosto una serie di proposte allineate seguendo  la sequenza logica di un pranzo. E’ quasi una provocazione, ad essere protagonisti sono i prodotti e non  la modalità con cui vengono elaborati. Presuppone poi, piuttosto che abilità culinarie patrimonio di pochi, la voglia di uscire dai soliti canali della distribuzione che ormai vedo accomunati dagli stessi marchi, dalle stesse fonti di origine.

Cominciamo dall’antipasto che vorrei leggero e disinvolto, quasi un aperitivo per iniziare a sciogliere gli animi e sollecitare la conversazione. Dei piatti di salumi di buona fattura, magari pescando tra la bassa, o quasi, con Salame, Mariola e Salsiccia (il “misto”) di Luigi Bellini, Az. Agricola Al Berlinghetto, e la Valle Camonica con Prosciutto di Cinghiale, Violino disossato e slinzega di Vanni Forchini, Antichi Sapori Camuni. Pane di Monococco, Maurizio Sarioli, e Pan Brioche di Mauro Marini. Da bere, sono solo personalissimi suggerimenti più d’istinto che pensati, un Franciacorta Rosè (niente nomi per il momento, ma evitate gli eccessi di dosaggio, quei vini sì profumati ma stucchevoli che ti fanno dire basta al primo sorso e che ti ricordano le caramelle di fragole succhiate nell’infanzia …)

A seguire un primo, magari in brodo se amate il genere, che vorrei tirato a mano e ugualmente riempito, ma so di sfiorare l’utopia se lo chiedessi ai comuni mortali che abitano le nostre case, in particolare alle gentili signore che se scovato nei più reconditi angoli delle loro dispense un mattarello non ne vedrebbero uso migliore del tirarmelo in testa. Impresa forse un poco più facile, ma di anno in anno sempre meno praticabile, trovare una gastronomia che confezioni pasta ripiena di qualità: benvenuti recapiti e indirizzi se in vostro possesso. Dopo l’esperienza di De gustando la qualità a Chiari, mi sento di suggerire Tradizioni Padane di Gottolengo  (località che tornerà più avanti). Da bere  un rosso leggero, dipende dai vostri gusti e in provincia ne abbiamo davvero tanti. Una scelta un poco diversa? Un chiaretto, specie se i sapori non sono troppo impegnativi, quello di Elena Parona della Basia ad esempio o, se aumentano sapori e grassi e non v’inquieta uscire dalla provincia, un lambrusco, magari il Canto Libero della Tenuta Pederzana, senza solfiti aggiunti, o, belli per cuore e tasche, quelli di Bresciani (ma sono di Rivarolo Mantovano …) reperibili al Mercato in Cascina, il sabato a Ciliverghe di Mazzano.

Per il secondo fate voi, ricordando che non siete, non siamo, riuniti per ingozzarci ma per condividere un momento un poco diverso dal quotidiano, io opterei per un cappone, col classico ripieno bresciano, da far lessare in una pentola gemellata con un’altra contenente un bel cotechino o, esageriamo, un os de stomech entrambi reperibili coi salami al Berlinghetto. Non infastidirebbero delle mostarde in accompagnamento, ecco allora ritornare Gottolengo con Andrini: rigorosamente monofrutto, che non stiamo parlando di macedonie, per me un’accoppiata fichi, mele (e clementine se vogliamo osare) può essere la giusta soluzione.  Dell’insalata con poco olio e il necessario aceto, per l’olio restiamo sui nostri Garda e Iseo, per l’aceto quello di miele nella versione delicata del Sampì, a ripulire i palati. Da bere, che ne dite di una barbera? Naturalmente per il cotechino verrà buono un goccio dai precedenti abbinamenti …

2 (due, ribadisco), schegge di formaggio e visto che siamo verso la fine niente salse complicate ma una punta di miele: grana padano 40 mesi di Matteo Festa con miele di tiglio, apicoltura Mombelli di Quinzano d’Oglio, Nostrano Valtrompia  affinato da Zanini o Silter di Andrea Bezzi con miele di melata, apicoltura del Sampì. Ancora vino? Dai siamo seri.

Panettone, rigorosamente “da Forno”, ancora Sarioli a Brescia, ma anche Marini, o quello che da giorni è in cima alle mie preferenze, forse perché più “rotondo” e goloso, di estrema, tattile, leggerezza: quello di Pietro Freddi di Casto, ma lo trovate anche in qualche superstite buon negozio bresciano (nonostante molti di noi facciano di tutto per affossarli). Torrone? Apicoltura, e già, Angela Pizzamiglio, niente zucchero, solo miele di acacia, e l’ostia viene realizzata con la fecola di patate per non creare problemi ai celiaci. Per gl’inguaribili amatori del gelato, e per restare in tema, una pallina di dattero dei fratelli Massensini ossia Ribera. Da bere: non ditemi che trovate difficile reperire un buon moscato … Saracco, Rivetti, La Caudrina ma se l’integralismo è il vostro forte, spero solo in questo campo, provate quello che i Lazzari fanno  con le loro uve di Capriano del Colle.

Caffè – conoscete la torrefazione Giamaca Caffè di Verona o quella di Leonardo Lelli a Firenze? – E un dito, rigorosamente in orizzontale, di, a vostro insindacabile giudizio, Anesone Triduo delle distillerie Franciacorta o Grappa Rugiada delle Alpi.

Buon Natale a tutti voi, di cuore.

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Pablo ha detto:

    Perchè nell’Anesone Triduo delle distillerie Franciacorta non ci mettono l’anice stellato, ma aromi naturale al sapore di anice?

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Possiamo parlarne Pablo, resta il fatto che non c’è confronto, in tema di validità organolettica, tra l’Anesone Triduo e le tante generiche “sambuche” reperibili in commercio. Per quanto ne sappia è l’unico liquore erede dell’anesone triduo d’Orzinuovi di cui Marino Marini riporta ben tre ricette nella sua Cucina Bresciana. Anche utilizzando “surrogati” la sua vendita è piuttosto ridotta sia per essere un prodotto a diffusione (e conoscenza) locale, sia perché la sua lavorazione comporta un prezzo finale elevato.

  2. Pablo ha detto:

    eccezionale invece la Rugiada delle Alpi…

  3. Bruno Sandrini ha detto:

    E’ per il 90 per cento il menù che proporrò io alla mia famiglia. salumi in parte diversi e al posto del cappone una bella ovaiola nostrana..di quelle che cuociono in 5-6 ore poi il menù è quello…
    Sono stato giusto ieri a MANDRIO( MO) alla latteria di questo piccolissimo paese a prendere uno splendido parmigiano 36- 40 mesi, non prima però di essere passato in una piccola acetaia a reperire un balsamico VERO.
    Spero che i commensali gradiranno il menù…..buon feste a tutti!!!!

    1. Carlos Mac Adden ha detto:

      Grazie per il commento Bruno, senza dubbio i tuoi ospiti gradiranno le tue proposte (e l’impegno della loro ricerca). Da parte mia e di MadeinBrescia Buone Feste alla tua famiglia e ai tuoi fortunati commensali …

      1. Bruno Sandrini ha detto:

        grazie carlos…contraccambio

  4. Fabio ha detto:

    Bruno, non è che ci dici qualcosa in più sull’acetaia? Mi interesserebbe sapere dove poter acquistare del VERO balsamico tradizionale e non essere fregato…

    1. Bruno Sandrini ha detto:

      E’ l’ acetaia di famiglia della cantina Messori, un piccolo produttore di lambruschi. e’ appena fuori dal casello modena nord, a sx c’è un cavalcavia con un cartello fraz Bruciata. Subito dopo il cavalcavia c’è la cantina. Sono persone molto alla mano. L’aceto te lo spiegano e te lo fanno assaggiare. I prezzi sono secondo me discreti:
      100 gr di 25 anni costa 25 euro
      quello che chiamano extravecchio( un misto tra 35 e 50) mi pare costi 35.
      Il lambrusco è quello che deve essere, sincero e beverino, senza pretese di voler essere un grande vino, ma ottimo per un salume o un piatto di spaghetti da tutti i giorni. a me piace.

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