Armando Bellelli e la Chiesa di San Sivino

“Non solo ho intenzione di salvare la Chiesa di San Sivino di Manerba … ma anche di restaurare il suo culto e la sua antica festa … ho intenzione di lottare per la salvezza e la tutela del patrimonio culturale e delle antiche tradizioni del bresciano … e per Giove, ci riuscirò!!!!!!”

Non è certo la prima volta che su questo blog, collegato in prima battuta con la realtà enogastronomica della provincia bresciana, si parla di arte, di sociale, di espressioni culturali non legate al cibo. Spunto per questa apparente digressione, che la cultura penso sia unica, la frase sopra riportata, apparsa due giorni fa sulla bacheca facebook di Armando Bellelli, studioso gardesano appassionato di storia e recente vincitore del Premio Nazionale Ricerca nel Mistero per le sue ricerche sul “Sercol” di Nuvolera, cerchio di pietra dal ragguardevole diametro di circa 42 metri, risalente a circa 3.000 anni fa, posto sulla vetta del Monte Cavallo e rivelatosi con buona probabilità, grazie all’intervento di Alberto Pozzi, segretario della Società  Archeologica Comense ed esperto di  megalitìsmo e  incisioni rupestri non figurative, come un’area sacra dedicata a riti, cerimonie ed osservazioni astronomiche. Più elementi concorrono a questo interesse, dall’ovvia ubicazione nella nostra provincia, al richiamare l’attenzione su culto e tradizioni, sul degrado e sulle difficoltà del recupero di quella costruzione – triste realtà italiana – all’impegno espresso per la tutela del patrimonio culturale bresciano.  Non essendo certo un esperto in materia mi pare corretto utilizzare quanto su lui scritto in merito alla Chiesa di San Sivino, luogo in bilico tra religione e mito, che ci riporta a dimensioni forse a torto ignorate, salvo riemergere in forme inquietanti, nella nostra tecnologica era.

La Chiesa di San Sivino è ormai un rudere abbandonato all’incuria del tempo e collocato in una posizione che le costruzioni circostanti e il fondo privato su cui è posto rendono accessibile solamente dal lago con un percorso estremamente disagevole. Oltre al valore storico, è l’edificio sacro più antico di Manerba, una leggenda conferisce al tutto un sapore particolare, come il Sercol richiama Stonehenge la Chiesa di San Sivino, figura non presente sul calendario, richiama il mito faustiano. Una stele di marmo assolutamente estranea al materiale utilizzato nel resto della costruzione testimonierebbe il patto tra un mugnaio del 1200 e il demonio. Queste le impressioni riportate da Armando Bellelli e Marco Bertagna, che condivide col primo passione e studio: “Il promontorio di San Sivino si protende, ripido e scosceso, nel lago tra Manerba e Moniga. Luogo di rara bellezza, da cui si gode una spettacolare vista, custodisce tra le rovine dell’antica chiesa che lì sorge da almeno mille anni, una pietra particolare, legata ad un antica ed oscura leggenda. Muta testimonianza di un patto scellerato concluso tra un uomo e il Principe delle Tenebre. La storia narra infatti che attorno al 1200 un mugnaio cui andavano male gli affari cedette la propria anima al Diavolo in cambio di ricchezza e prosperità. L’accordo fu suggellato imprimendo su una stele l’impronta della mano, per l’uomo e quella del piede,per il demone. Quell’abominevole reliquia, anni dopo, venne quindi murata nella chiesa. Il piccolo oratorio campestre di San Sivino si presenta ad un’unica navata con prospetto a capanna; l’interno è a campate ad archi a tutto sesto che reggono un tetto a vista. L’edificio è fatiscente, divorato dall’edera in certi punti (…) Nella parete sud si trova murata la famosa pietra del Patto. E’ una stele di marmo rosso veronese,un materiale pregiato,che poco ha a che vedere con il resto della costruzione,ben più povera. In alto è scolpita una mano destra, in basso l’impronta di un piede, o di un sandalo, al centro invece campeggia una croce di esorcismo, o meglio, secondo la mia ipotesi, di cristianizzazione. (…) Tutto l’arco alpino (Val Camonica, Val Saviore …) e prealpino è costellato di impronte, più o meno delineate, di piedi e mani scolpite nella roccia, che nascondono un significativa importanza sacrale, perché rappresentavano per gli uomini antichi la presa di possesso del luogo da parte della divinità, che lì era presente in tutta la sua potenza. Il luogo contrassegnato quindi da tali figure era sacro, meritevole di venerazione e assolutamente da non profanare, per non scatenare l’ira del Dio. Il cristianesimo nelle nostre zone ha cominciato a diffondersi verso il IV secolo incontrando spesso forti resistenze da parte dei pagani. Per poter attecchire tra la popolazione ha fatto una massiccia opera di cristianizzazione ed “esorcismo” di quelle impronte cui venivano tributati onori divini: diventano quindi le impronte della Madonna o del tal Santo, per spostare la venerazione su attributi cristiani, oppure diventano le impronte del Diavolo, per bloccare la devozione del tutto. La pietra di San Sivino rientra forse nel secondo caso e a Manerba, infatti, vi erano templi e santuari antichi di varie epoche (addirittura un semicerchio di pietre sommerso presso una spiaggia non lontana dal promontorio. Forse in tempi remoti in questo luogo sorgeva un tempio, a cui la chiesetta si sostituì, e per coprire e scoraggiare gli antichi culti venne tramandata la leggenda del patto col Demonio. (…)  Altro mistero: la Chiesa è dedicata ad un Santo che non esiste,non presente sul calendario … Molto probabilmente è una corruzione di San Sabino,vescovo di Piacenza,festeggiato l’11 Luglio. Nel Medioevo poi si teneva nei pressi della chiesa un’importante fiera,durante la quale era permesso giocare d’azzardo in via eccezionale (…). Qualunque sia la verità che si cela dietro queste antiche dicerie, la Chiesa del Patto col Diavolo di San Sivino è un piccolo tesoro della storia e della tradizione, che ben merita la giusta attenzione e tutela.”

Di là dalla leggenda resta il valore del manufatto e le, mai troppo dette, possibilità che luoghi come questo, calato tra l’altro in una posizione d’innegabile valore paesaggistico, possano essere motivo d’interesse ed attrazione per un turismo rispettoso ed intelligente, risorsa che il territorio bresciano possiede in abbondanza ma che spesso trascura in modo colpevole. E non si parli di mancanza di fondi e risorse che ai nostri occhi quotidianamente si mostra l’avvilente spettacolo dello sperpero di denaro pubblico che in tanti decenni ha creato danni di entità inenarrabile.

Un appello finale: diffondete queste informazioni, parlatene, condividete, che il solo delegare è più che mai alle corde.

La parte del post in corsivo, è tratta da Chiesa di San Sivino – Il patto col diavolo sul sito http://www.luoghimisteriosi.it/, altri articoli dedicati alla costruzione e alla sua leggenda sono reperibili ai seguenti link: La Chiesa diabolica e San Sivino: la chiesa in rovina cela un mistero demoniaco  da http://www.bresciaoggi.it/. Le fotografie sono cortesia di Armando Bellelli che ringrazio per il materiale fornito.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. lavocedelgarda ha detto:

    Se può essere utile per la tua battaglia: gli abitati ora sommersi di San Sivino di Manerba sono PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’
    http://www.giornaledelgarda.info/?p=4479

  2. Carlos Mac Adden ha detto:

    Grazie a http://lavocedelgarda.wordpress.com/, blog di Claudio Maffei per aver segnalato due link sull’argomento.

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