Pasqua è la festa più importante del cristianesimo ed è festa che riesce a sfuggire, più del Natale sicuramente, al tritacarne parzialmente inceppato del consumismo. Aiutano, non è sarcasmo, i tempi in cui viviamo, più attenzione, un poco più di rispetto in barba all’arcinoto proverbio nel trovarci, atei e credenti, seduti attorno a un tavolo. Da queste brevi considerazioni nasce, dopo il Pranzo di Natale MiB, questa Pasqua sottovoce, ma non dimessa, anzi, ricca di convivialità e speranza.
Un solo insaccato, del brescianissimo salame, pronto ora dopo il riposo invernale. Bello avere l’imbarazzo della scelta: quello di Quinzano d’Oglio sfuggito alla pentola nelle sue prime settimane per consegnarsi alla Pasqua, alla Pasquetta, il “misto”, manzo e maiale a dialogare uniti e reperibile dalla bassa alle valli. E non dimentichiamoci il Salame Morenico DeCo di Pozzolengo , me l’ha ricordato nei giorni scorsi Tommaso Farina (Pozzolengo è in provincia di Brescia e non di Verona come sostiene il sito di ItaliaaTavola). Delle uova sode, magari bio, e un’insalata degli ultimi raperonzoli che paiono aspettare questi giorni prima di salutarci sino al prossimo inverno. O delle morbide e profumate frittate, per un giorno – ma i nutrizionisti hanno sia pur con prudenza rinnegato lo spauracchio – non pensiamo al colesterolo e alle sue frazioni: formaggio grana, quello buono di Matteo Festa, e tanta verdura: asparagi, loértis, virzulì … E un risotto come primo? Se abbiamo abbondato con le erbe prima perché non rispolverare un Riso alla pitocca, altrimenti dei casoncelli di Longhena al burro, non nocciola e con pochissima salvia.
Esiste davvero l’obbligo del secondo di carne? Allevamenti seri e qualche sopravvissuto pescatore possono darci del buon pesce d’acqua dolce: trote, coregoni, salmerini … Che ne dite di una trota “importante”, di un certo peso, sfilettata, fatta a grossi bocconi e preparata in saor (rubo al confine lacustre col veronese) da accompagnare a una polenta (da mais biancoperla o vitreo). E per un pranzo adatto anche a chi non vuole preparazioni “animali” metterei al centro del tavolo un bel piatto di formaggi freschi, vaccini e caprini, ricotta e primo sale, una robiola a latte crudo, una bella bottiglia di extravergine bresciano non troppo incisivo, del buon sale, del buon pepe (diciamolo che le tristi polveri dall’incerto odore che molti di noi considerano tale ne sono un pallido ricordo). Pane di segale, di grano monococco e alle noci per accompagnare.
Se non potete vivere senza Colomba pasquale sceglietela con grande attenzione, che sia un forno o una pasticceria, dimenticate compromessi e offerte varie e concedetevene una buona. No, buonissima. Altrimenti, la mia scelta, sempre al centro del vostro desco mettete un cestino con tante spongade, per la loro reperibilità buona fortuna, specie per dribblare le briosciose imitazioni che tanti, anche in Val Camonica, propongono a un pubblico ignaro. Esageriamo? Un poco di gelato di crema, sempre più Ribera dopo i miei ultimi assaggi, o per i volenterosi uno zabaione che contempli l’uso di un vino secco e profumato, Rismen di Pietta, Capriano del Colle bianco dei Lazzari, in sostituzione dello scontato marsala.
Da bere vini giovani, che sappiano di primavera, un valido Franciacorta, magari in versione Saten, magari uno di quelli assaggiati al recente Vinitaly, Valtenesi Chiaretti, Marzemini, Groppelli … E per finire, poco, pochissimo, limoncello: rigorosamente di Karin Steinbacher, fatto con i limoni delle poche superstiti limonaie del Garda, pieno e persistente quanto pochi.
Buona Pasqua a tutti voi, mi ripeto, sia davvero una Festa piena di Speranza.
Nel blog: Le tavole di Pasqua 2012, Le tavole di Pasqua