Da tempo Giovanni Vanoglio, amico urbanista e fotografo già ospite di questo blog con Florals, mi aveva contattato su facebook per informarmi di una sua prossima avventura: avrebbe prenotato una cena tramite Groupon. Realtà che ha generato un nuovo americano miliardario e che anche in Italia macina successi ed introiti. Niente analisi sociologiche di ampio respiro e grande profondità, mi limito a riportare integralmente il suo scritto, affidandomi alle sue riflessioni e agli eventuali commenti dei lettori. Una sola precisazione: il ristorante di cui si parla, e che io conosco, è nella nostra provincia.
L’antefatto l’ho già scritto: una pletora di telefonate, continui cambiamenti di date fino al definitivo martedì 17 da non molto passato. Lo ammetto: ci sono arrivato prevenuto, già scocciato. E devo dire che hanno fatto ben poco per farmi cambiare umore. L’accoglienza è cordiale e visto che siamo arrivati prima dei nostri amici veniamo fatti accomodare nel salottino adiacente all’ingresso. Le pareti sono piene di targhe, diplomi, fotografie con ‘celebrità’ a inneggiare il giovane chef. Persino la biblioteca è ben fornita: tutta la serie Giunti dedicata ai grandi ristoranti, un numero del compianto ‘Grand Gourmet’ della Fadda, i libri sulla cucina locale. C’è anche il carrello dei distillati, mi pare di capire a disposizione dei clienti per il dopo cena: peccato che sia prevalentemente composto da bottiglie che trovo nel supermercato sottocasa.
Dicevo della fortuna di arrivare presto: ci ha permesso di notare come i clienti entrati successivamente a noi erano tutti dotati di un voucher Groupon. Ne deduco che il ristorante ha deciso di riservare la serata al popolo del web: nulla di male, per carità, potrei anche condividere la scelta. Avrei preferito però leggere la cosa direttamente sul sito dell’offerta piuttosto che vedermi cambiata la data della prenotazione in un continuo inseguimento telefonico. In totale eravamo presenti in 10 coperti, per un totale di 4 tavoli. In sala ci sono altri tavoli liberi e rimango molto sorpreso quando non viene accettato (‘mi spiace, siamo al completo) un avventore solitario. E questo rinforza la mia sensazione che vivremo una serata riservata a noi, poveri utenti di Groupon. La direttrice di sala si sforza subito di risultare simpatica (e vagando in rete ho trovato più di un commento su questa sua prerogativa) e si diletta a darci lezioni di buone maniere a tavola: ‘il tovagliolo sta a sinistra’, ‘questo è un coltello da pesce’ e avanti. Peccato poi che il personale di sala, quando uno di noi si è alzato per andare alla toilette, sì è subito prodigato a maneggiare e a ripiegare per bene il tovagliolo: magari sono in errore o ricordo male, però mi sembra di ricordare che il personale di sala dovrebbe toccare il tovagliolo solamente per cambiarlo al bisogno.
Va bene, ammetto le nostre colpe: con la comanda abbiamo giocato un po’ alla schedina e quindi abbiamo ordinato 4 antipasti, 4 primi, 3 secondi diversi, almeno per il dessert siamo stati d’accordo e ne abbiamo presi 3 uguali. Scegliere il vino ed è stata un’impresa: di quanto scritto in carta ben poco, almeno a credere alla direttrice di sala, è effettivamente disponibile. Veniamo allora dirottati sul Pinot Nero di Plozner, circa 8€ nella mia enoteca ma che sul conto risulterà di ben 23€. Forse, oltre al menù, pure la carta dei vini è riservata a noi.
Il menù, già.
A ripensarci fatico a ricordarmi bene cosa ho mangiato. Ed è strano perché ricordo ancora il pranzo all’Enoteca Pinchiorri del marzo 2000. Misteri della memoria. L’antipasto è un ‘uovo in camicia, successivamente fritto’, servito sopra dei dadini di … mah! L’insieme non è male ma avaro di sale (capiremo poi che sarà la cifra stilistica della serata). Il primo è un ‘risotto alla carbonara’, che invece del guanciale usa del culatello. Il riso senza sale viene equilibrato dalla sapidità del culatello spadellato e reso croccante. Il secondo sono due ‘costine di maiale con dell’ananas arrosto’. Niente di che, nessun sapore che non abbia già sentito nei ristoranti cinesi di Brescia. Il dessert è uno ‘zabaione con una piccola treccia di pasta lievitata’. Il ricordo più nitido è legato al colore verde dello zabaione, quello un pochino più sfumato al fatto che lo zabaione era slegato. Il sapore non è pervenuto. Questa la mia fortuna.
La mia compagna invece è incappata, come primo, in ‘pappardelle ai funghi e … mah!’ gratinate, forse meglio dire secche, forse per effetto di una sosta prolungata sotto la salamandra. Il ragù molto liquido, e assolutamente non legato alla pasta, presenta uno spiccato sentore di bruciato: prima in bocca e poi nel naso sarà il sottile filo rosso che condurrà la sua cena. Per secondo, in omaggio alle sue origine vicentine, ha optato per il ‘baccalà in tre versioni’. Di base non sapeva di baccalà, il mantecato in più era dolciastro, al limite dello stucchevole, con una consistenza che denunciava un passaggio irresponsabile e prolungato al minipimer. E ci credo che poi ha rinunciato al dessert.
A fine serata, ma soprattutto il giorno dopo sono arrivate le domande. Perché un ristorante che poco tempo prima poteva fregiarsi di una stella Michelin si riduce ad usare Groupon? Forse le cause sono tante. C’è la crisi. L’esigenza di ringiovanire il parco clientela e allora si cerca di attirarne di nuovi. Carenza di idee in fatto di comunicazione. Tutto lecito. Oppure, molto più realisticamente, il locale va male e, come pare essere chiaro a tutti, Groupon sembra essere l’ultima spiaggia. Nonostante il pranzo ‘gourmet’ offerto a 30€ a mezzogiorno. Se il voucher doveva attirare nuovi clienti, per poi invogliarli a ritornare, beh, con noi decisamente non ha funzionato: anzi, credo che abbia fatto dei danni. Soprattutto tenendo conto che noi quattro a tavola usciamo spesso a cena, e come noi anche in nostri amici. Praticamente un danno in progressione geometrica. Mah. Avrò il coraggio di tornare a verificare il ristorante in questione senza il ‘fattore Groupon’? Onestamente non lo so. Se ripenso al costo della cena alla carta al momento sarei più propenso a spendermeli in un ristorante di cui mi fido e che non ha mai sbagliato una sera in tanti anni. C’è la crisi, e uscire a cena è ormai come un investimento: forse meglio ponderare bene e andare sul sicuro.
Giovanni Vanoglio
Più passa il tempo, più noto come i ristoranti che finiscono nel vortice Groupon vengano tirati verso il basso piuttosto che spinti verso l’alto.
Rischia di iniziare ad essere considerato il “punto di non ritorno”.
fatti coraggio…fuori il nome del ristorante
Buonasera Andrea, credimi, credetemi, non è questione di “coraggio”: da sempre su questo blog si parla di “cose buone” per scelta non per pavidità. Non ci sono recensioni negative, non s’indaga sui “cattivi” produttori, e ce ne sono, delle cose non buone magari si cerca di capirne ragioni, senso d’essere, recepimento da parte del pubblico. M’interessava, c’interessa, Groupon nella ristorazione come fenomeno di costume, come atteggiamento nei confronti di chi come lavoro cucina per gli altri. Nello scritto di Giovanni Vanoglio il nome non appare mai, mi è stato riferito direttamente in altri tempi e contesti e io non l’ho riportato. Ai nostri giorni dove tutti sono diventati critici enogastronomici – blog, pagine facebook, Trip Advisor e via citando – io che l’ho fatto in testate regolarmente registrate, pubblicate e distribuite, vorrei chiamarmi fuori.
Ciao Carlos,
mi spiace ma a me ne è toccata una ancora peggiore. La cena regalatami come compleanno doveva essere una romantica uscita per 2. Il posto è ***, si chiama “***” perchè fa dei panini pizza che presenta come specialità di sua invenzione e che io mangio da 20 anni dall’egiziano del take away di via Montegrappa. Arriviamo e siamo i soli. Ci viene consigliata questa super specialità in fto mini come antipasto. Ci viene servito un panino pizza con ripieno una dadolata di verdure congelate saltate( il classico misto da contorno già pronto).
Ma questo è il meglio della serata. Io becco un piatto di tagliatelle riscaldate sicuramente al micronde( erano sfatte fuori e dure dentro) con pomodorini ricotta e rucola, mia moglie, stessa tagliatella con funghi in scatola spadellati. Sta di fatto che i piatti erano già pronti, perchè la metà delle mie tagliatelle erano fredde di frigo e la parte sopra bollente. fate voi….
I piatti vengono decantati alla moda napoletana (provenienza del ristoratore), ma alle parole vedo che non corrisponde nulla. Vado così sulla semplice grigliatina mista, e mia moglie sulla scaloppa alla birra super mega galattica etc etc.
Sta di fatto che qui tocchiamo il fondo: io mando indietro tutto…la grigliata aveva almeno 7 gg , il grasso era ormai rancido e la carne era una pietra passata nel solito microonde.A mia moglie arrivano 2 fettine di lonza scaloppate in un mare di birra nera che non era nemmeno cotta.
All’ arrivo ho deciso di ordinare un buon bianco altoatesino ( gewurztraminer) per il quale ho versato un extra di 25 euro. A quel punto il dolce l’ho lasciato come…mancia.
Ora è appurato che con Goupon o groupalia i ristoranti ricchi non diventano( queste società ti leccano almeno il 40%) devono quindi usare la serata come promo, ma così è peggio che andar di notte. Io male così non avevo mai mangiato e certo in questo posto mai più metterò piede…in più ho dovuto pure insultare mia sorella per la scelta…..e allora w groupon che ha capito che il modo è pieno di stupidi..i clienti perchè pensano di risparmiare ed invece non risparmiano niente ed i ristoratori che se vai e gli proponi di farti un menù a buon prezzo per 30 persone storcono il naso e poi calano braghe e anche mutande di fronte a queste società….
Che dire Bruno? Ma un commento l’ho, mi pare sinceramente strano che quel locale, visto il livello dei piatti da te descritti, possa fare incredibili salti qualitativi per gli avventori “normali”, ossia non legati all’incentivo Groupon. Mi riesce davvero difficile pensare che quelle preparazioni siano state tenute “in caldo” sino al vostro arrivo e a questo punto mi chiedo, senza condannare tout court un locale che nemmeno conosco – questa la ragione della censura – chi possa abitualmente frequentarlo. Che di luoghi decenti in Brescia non ce ne saranno centinaia ma qualcuno certamente sì …
Per anticipare prevedibili considerazioni: MadeinBrescia è un blog che per sua autonoma scelta ha deciso di parlare pressoché esclusivamente di “cose buone” e che deroga da quest’intento quando l’argomento è, per diversi motivi, particolarmente interessante. Non c’interessa denigrare il lavoro altrui, ci pensano già guide improvvisate, altrettanto improvvisati critici gastronomici supportati da portali, siti, pagine facebook … Mi piacerebbe davvero parlare con alcuni di essi, non è il caso di Bruno Sandrini che so appassionato del buon cibo, e scoprire quanto davvero conoscono delle derrate alimentari, delle loro preparazioni e cotture, della loro storia, di dove come e quando sono state acquistate. Queste in sintesi le ragioni del non far nomi in negativo, anche se come giustamente osservava Monsieur Anton Ego, il celeberrimo critico gastronomico di Ratatouille “… prosperiamo grazie alle recensioni negative, che sono uno spasso da scrivere e da leggere.” Non è superbia, ci mancherebbe, ma vorremmo riuscire ad esserci, se non a prosperare, anche lasciandole ad altri.
Ciao Carlos, grazie per la replica. Lasciami solamente non condividere la scelta di omettere il nome del locale, poichè io firmando con nome e cognome il mio commento non ho tirato il sasso e nascosto la mano, ma come scelta editoriale ci può stare. Lasciami inoltre dire che a Brescia i posti dove mangiar bene anche a prezzi modici sono molti, moltissimi e, guarda caso, la maggior parte delle volte sono legati alla tradizione ed hanno una storia. Purtroppo oggi il barista ed il ristoratore è diventato un businness per improvvisati e quindi può capitare di imbattersi in gente poco capace e che soprattutto pensa di risollevare le sorti del proprio businness che non funziona tagliando proprio dove non dovrebbero: sul piatto. Groupon , groupalia e tutte queste formule possono essere semplicemente considerate nel mondo della ristorazione un valido strumento di MTK se ben utilizzati, ma spesso diventano un boomerang perchè mal interpretate e visti solamente come uno strumento per riempire il cassetto nelle serate di magra, senza capire che con un briciolo di buona volontà anche un ristoratore potrebbe organizzarsi da solo delle serate promozionali beneficiando certamente di un ritorno economico e comunicativo maggiore
Concordo in gran parte con il tuo intervento e capisco, ospitandolo, le ragioni del tuo dissenso. Ho cercato, come del resto rilevi, di motivarne le ragioni ma, giustamente, non possono essere universalmente valide ed accettate. Tornando al tuo commento temo che dopo un periodo di relativa calma le attività che prevedono la somministrazione di cibi e vivande, specie per gli approcci meno formalizzati come bar, piadinerie …, siano tornate ad essere una soluzione per chi ha un poco di capitale da investire e qualche più o meno raffazzonata idea. Da qui nascono i piatti monoporzione decongelati, le insalate tristi e dalle improbabili formule, i cocktail vergognosi e i pirli con buffet tanto ricchi in quantità quanto poveri in qualità. Sta a noi in ultima analisi discriminare, peccato che molti manchino, magari inconsapevolmente, degli strumenti necessari.