Dopo le parole – Maria Zanolli Laura Veronesi

Una parola è un incantamento, una evocazione allucinatoria, non designa una ‘cosa’, ma la cosa diventa parola.
Giorgio Manganelli – Il rumore sottile della prosa

C’ero anch’io il 21 Dicembre scorso in Wave photogallery, mi aveva condotto lì un invito di Maria Zanolli, il saperla “collega”, lei di altro respiro, nella collaborazione alle pagine bresciane del Corriere della Sera. Tanta gente, le parole, non quelle del libro che veniva presentato nella nostra Brescia per la prima volta, un poco perse tra il brusio e la mia posizione defilata. L’acquisto, una bella dedica ché la vita è sogno, un saluto, la rapida presentazione a Laura Veronesi. Il libro l’ho scoperto dopo, ritorna parte del titolo, leggendolo, anzi guardandolo con la dovuta attenzione perché appare impossibile separare le sue due componenti, non solo per la dichiarazione esplicita di un progetto nato a quattro mani, condivisione d’intenti, di emozioni, di amori. Leggere, sottili, scarne, parole e segni grafici si rincorrono, giocano, inseguono il gusto della sintesi, della semplicità intesa come arte della sottrazione. Non è certo mia intenzione recensire il loro lavoro, altri come  Massimo Tedeschi – sua la prefazione del libro -, Luca Angelini, Patrizia Dolfin, Paolo Mestriner, l’hanno fatto con precisione e competenza, piuttosto il condividere, termine che penso amato da Laura Veronesi, un piacere, quello d’incontrare le autrici mesi dopo, il 12 Luglio di quest’anno,  a  una lettura “multimediale” realizzata a Sarezzo per il Festival del Paesaggio 2012 organizzato dall’Associazione Culturale Terre di Brescia.

 

Un invito “a voler cercare e trovare la poesia … gli aspetti poetici della vita quotidiana”, lo svelare attraverso oggetti e figure – Ungaretti, Munari – fonti e direzioni del loro procedere. Giuseppe Ungaretti “poeta della parola e del silenzio” della poesia che è tale “quando porta con sé un segreto …”

Bruno Munari, “fan della semplicità”, dell’arte di sottrarre che richiede ben altra capacità ed intelligenza rispetto al ridondante aggiungere

Nello scorrere dei frame s’insinuano tratti di un cultura che ha fatto del segno e della brevità caratteri distintivi, Haiku e Shodo, componimento poetico in 3 versi e 17 sillabe il primo, arte della calligrafia il secondo. Ma non la sola essenzialità caratterizza queste modalità espressive, è il loro approccio al mistero, alla “bellezza indecifrabile” delle cose più semplici: sensazioni e dimensioni da “interiorizzare e condividere”.

L’attenzione si sposta al lettore, figura fondamentale perché come afferma Umberto Eco in un suo intervento “... ogni testo è una macchina pigra che chiede al lettore di fare parte del proprio lavoro. Guai se un testo dicesse tutto quello che il suo destinatario dovrebbe capire: non finirebbe più”. Del resto “La poesia è ovunque, è il modo di guardare che la svela”.

Voglio pensare che se altre persone avessero solo lontanamente immaginato che pochi minuti di percorso dalla nostra città  conducevano a un paio d’ore di piacere, di “stacco” altrettanto o forse più felice di formule consuete, alla fine un buffet di buone cose dolci e salate e un gradevole Franciacorta assicuravano il compimento del titolo della serata, gli spazi a disposizione sarebbero stati insufficienti. Il titolo? Poesia e bollicine, senza  intenzione alcuna d’inquietare l’attuale presidente del Consorzio Franciacorta: sono convinto che, se presente, avrebbe, per una volta, elegantemente soprasseduto.

è solo un po’

di poesia

e la poesia

non finisce mai

dopo le parole

Le immagini, cortesia di Maria Zanolli, sono opera di Laura Cattaneo.

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