“IL RUMORE AGLI ALTI ISO” (3′, 2012) Sinossi: Due traiettorie si incrociano per un istante una sera come tante: lui la cercherà, nei posti che lei sognerà di ritrarre.
Un film breve di Diego Monfredini. Con: Paolo Boledi, Sara Resi. in collaborazione con Film Commission – Comune di Brescia
Miglior Film “Brescia da girare” FilmLabFestival – Brescia Film Festival 2012
Diego Monfredini è un altro giovane, giusto un poco meno del precedente ma di gran lunga bastante a scatenare in me un neppure tanto curioso mix di sentimenti che spaziano dalla sana invidia al più nero degli scoramenti. Vent’anni dopo insomma, parafrasando Alexandre Dumas e chiudendo leggermente un occhio. Come da sua personale descrizione Diego è un “FilmMaker e sceneggiatore indipendente” che ama “il cinema dalle testa ai piedi”. Il suo film breve IL RUMORE AGLI ALTI ISO conquista il primo premio, sezione “Brescia da girare”, alla rassegna Brescia Film Festival 2012 con la
seguente motivazione “Il film viene premiato dalla giuria come miglior opera in concorso, per la capacità di comunicare, grazie allo stile raffinato e suggestivo, l’immagine di una Brescia accogliente, ricca di luoghi di interesse e di stimoli, sintetizzando nelle figure dei protagonisti l’incontro tra due anime della città, il lavoro e la cultura.”
Non ho chiesto le ragioni del titolo, azzardo derivi dal concetto di “rumore” nella fotografia digitale ossia la grana che appare sulle immagini quando si usano ISO – sempre nel digitale, unità di misura della sensibilità del sensore – elevati. Quasi che ad un’alta sensibilità corrisponda la capacità di analizzare i dettagli, d’ingrandire il quadro senza che lo stesso perda di definizione, si sfochi. Ma qui, chiedo venia, sto davvero inventando.
Una delle cose più belle, e concrete anche se di mio personalissimo avviso, sta nel fatto che Diego non sia bresciano ma piacentino, e il suo sguardo scevro da compiacimenti o facili tentazioni nell’infierire sull’amata odiata città natale. Davvero bello scoprire che il suo sguardo “diverso” sia capace di leggere, scoprire il “romanticismo che trasuda la vostra bella città, di cui mi sto innamorando”: immagino già le espressioni di alcuni eterni scontenti, ed altrettanto inoperosi, abitanti della Leonessa d’Italia.
“La piccola storia messa in scena nasce da una sera apparentemente come tante, un incontro inatteso su un bus tra due giovani, una studentessa d’arte e un operaio: insomma ho cercato di dire dello straordinario connubio del dna di Brescia come forza culturale e cultura del lavoro e dell’industria. Due anime inestricabili della città di Brescia.” Partiamo da qui, senza rinnegare quella città e quella provincia viste come crogiolo operoso ma avvolto su se stesso, poco incline al dialogo, all’apertura verso l’esterno, che tra le altre cose è requisito quasi forzato della Brescia dei nostri giorni. Così mettiamoci in gioco – tutti – prima di criticare come fosse l’unica possibilità di riscatto.
grazie a “madeinbrescia” per questo bell’articolo e le parole gentili spese per me e verso il mio lavoro. Ancora una volta mi sento orgoglioso con occhi da forestiero di aver girato in questa fantastica città la mia piccola storia.