All’interno della Fiera del Vino di Polpenazze del Garda, giunta alla sua 64esima edizione e che oggi, dopo 4 giorni e incredibilmente sotto il sole, chiude i battenti, si è tenuto il concorso nazionale della DOC Garda Classico che dall’anno scorso include la nuova DOC Valtènesi. Nuova denominazione che intende legare il vino a un territorio e che vede per la prima volta l’istituzione di un riconoscimento interno con il fine di promuoverla e farla conoscere. Le 18 aziende partecipanti hanno conferito 60 campioni e gli «Eccellenti», ossia i vini che hanno ottenuto dalla giuria un punteggio minimo di 85/100 sono stati 28. All’interno di questa schiera sono stati assegnati 7 primi premi, 5 secondi, un terzo e 2 quarti premi.
L’elenco dei primi premi comprende:
- Soc. Agricola Pietta di Muscoline del Garda con il Garda Classico Bianco
- Az. Agricola La Basia di Puegnago con il Valtènesi Chiaretto
- Avanzi Agricola di Manerba del Garda con il Garda Classico Chiaretto
- Soc. Agricola Divino Rosso di Soiano del Lago con il Garda Classico Chiaretto
- Az. Agricola L’Ulif di Polpenazze del Garda con il Garda Classico Chiaretto
- Az. Agricola Fioralba di Polpenazze del Garda con il Valtènesi 2011
- Bioagricola Podere dei Folli di Polpenazze del Garda con il Valtènesi 2011
All’interno di questo elenco più d’una nostra conoscenza, dai fratelli Pietta ad Elena Parona e Giacomo Tincani della Basia, Eligio Folli del Podere dei Folli e L’Az. Agricola l’Ulif, entrambe aziende a conduzione biologica. Certo che lascia un filo confusi questa contemporanea presenza di due denominazioni ma non dimentichiamo di essere in pieno periodo di transizione, del resto il Consorzio di tutela ha fatto una precisa scelta adottando il termine territoriale anche per il suo nome. Tra le tante aziende da me sentite non ci sono tentennamenti: tantissimi sì convinti per questa nuova strada ma anche realtà che dichiarano apertamente di non ritrovarsi su questo nuovo percorso: sarà il tempo a sancirne felicità e riuscita.
Una parola, personalissima, a favore del Chiaretto, il «vino di una notte» come viene definito per le poche ore durante le quali il mosto rimane a contatto con le bucce per acquisire quell’affascinante colore che contraddistingue questa tipologia che, come da disciplinare «nelle tipologie rosso e chiaretto devono essere ottenuti da uve provenienti da vigneti composti in ambito aziendale da un minimo del 50% da vitigni Groppello (nei tipi ” Gentile” e/o “Mocasina”). Possono concorrere alla produzione di detti vini, da sole o congiuntamente fino ad un massimo del 50% , le uve dei vitigni a bacca rossa idonei alla coltivazione per la provincia di Brescia». Solitamente tali vitigni comprendono Marzemino, Sangiovese e Barbera, ma è chiara l’intenzione di mettere sempre più in risalto il Groppello come vero vitigno identificatore della Valtènesi. Di là da regole e disciplinare mi piace affermare la mia passione per il Chiaretto che non ritengo assolutamente, così come per altri rosati italiani, un vino né carne né pesce, definizione spesso sentita dai detrattori della tipologia. Anzi lo vivo come scelta versatile in grado di realizzare, specie nei mesi primaverili ed estivi, splendidi abbinamenti che variano da alcuni salumi – un prosciutto e melone? – a piatti che vedono pesci del lago salsati, anche grassi, carni bianche – pollo, coniglio – e primi piatti compositi. Significativo del resto quanto detto dal Disciplinare che indica in San Valentino la data di messa in commercio del vino: scelta che «vuole significare il tempo minimo per la maturazione del Chiaretto, stabilita dai produttori per offrire maggiore qualità e serbevolezza, cioè durata nel tempo».