Gli estremi del V**O

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Noi, abitanti il secondo millennio, abbiamo disimparato ad accettare il tempo meteorologico e i suoi dettami, dovremmo vergognarcene visto che un poco della sua bizzarria pare proprio essere nostra responsabilità, così abbiamo mugugnato per due giornate del tutto estive che hanno fatto da sfondo, in unione con il parco Damioli di Pisogne, alla prima edizione di «V**O Gli estremi del vino», mostra con più d’un tratto originale. Lo è la sua genesi, che prende forma da notturni dialoghi tra appassionati, viticoltori, realtà giovanili – il vino a fare da suggello  e la Valle Camonica da far conoscere -. Lo è l’essere evento squisitamente autonomo, per una volta lontano da qualsivoglia condizionamento istituzionale (non me ne vogliano le istituzioni), lo è quello spirito vagamente anarchico che affiorava qua e là, ad esempio con uno degli organizzatori che preferiva lasciare al libero arbitrio dei partecipanti l’utilizzo della sua postazione, felice di vivere il tutto nella duplice veste di espositore e visitatore. Infine lo è il desiderio di avvicinare i giovani al vino, alla sua cultura che minore non è, al viverlo con rispetto e attenzione.

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So di fare torto alle tante cose buone, alle tante cose belle, che nei due giorni previsti si sono susseguite sotto la struttura coperta del parco – sì certo, faceva caldo, a tratti molto caldo, ma voglio pensarlo, lontano da facile retoriche, anche effetto del tanto calore umano, delle tante persone che hanno voluto partecipare all’evento – e mi dolgo di essere stato presente solo per una manciata di ore nel pomeriggio di sabato. Ho concentrato così la mia attenzione, chiedo davvero perdono ai produttori che da una dozzina di regioni italiane hanno dato al tutto ampio respiro, sui viticoltori bresciani, camuni in particolare, coerentemente con il nome di questo blog. Ma prima di passare a una rapida rassegna delle realtà a cui sono riuscito a dare un minimo di attenzione, è imprescindibile riportare ancora una volta il senso del titolo di questa opera prima. Gli estremi del vino, concettualizzati nel bel logo ideato da Silvia Contessi e Francesco Fostinelli dove gli asterischi di V**O sono «pitoti» camuni, hanno voluto riunire piccoli viticoltori che ogni giorno si misurano con il termine estremi, che siano i terreni in cui trovano dimora le loro vigne – erti passaggi dove la manualità è ancora ben presente – o i loro pensieri, distanti da cavilli e lacci burocratici, da rigide schematizzazioni. Ai tanti, spesso retorici, comunicati, preferiscono il dire dei loro vini, delle viti che ne sono alla base. Mi piace pensare poi che estremi sia anche il non essere mai soddisfatti del tutto, il volere continuamente ricercare, sperimentare. Sempre, qui sta un altro fondamentale tassello di questo mosaico naturale, nel massimo rispetto della terra che tutti ospita, prendendo di conseguenza atto della barbarie di chi nega questa logica simbiosi.

Fabrizio-Beatrici-I-NadreSenza ordine alcuno, ma lasciatemi citare Daniele Gentile di Corte Fusia, presenza costante del tempo qui passato, al quale, non sia geloso Gigi Nembrini, mi lega una recentissima e bella amicizia, sono passato da un produttore all’altro, promettendo in assoluta buona fede di fermarmi, di assaggiare, di conversare: cosa che non sempre mi è riuscita. Ho ritrovato Fabrizio Beatrici de I Nadre e il suo ancora una volta sorprendente Metodo Classico da uve Pinot Nero, tra poco avremo i frutti della seconda annata… Fabrizio che con la figlia Chiara conduce – si può ancora dire perBignotti-Cultivar-delle-Vol hobby? – questa azienda agricola di Cerveno è tra i promotori dell’evento (A quando una piccola pagina sui social network per far conoscere la sua realtà?). Giusto due parole, mi dovrò far perdonare, con i Bignotti di Cultivar delle Volte (mi dicono anche di future generazioni in arrivo: come augurio che seguano l’opera di crescita della vite in Valle Camonica…) per poi passare al… Posto vuoto di Enrico Togni ideatore principale, con Massimiliano Andreoli del Piccolo Lord di Piamborno e i ragazzi del KAG di Pisogne «rappresentati» da Giuseppe Ascrizzi, dell’intera mostra, lui l’errabondo produttore dell’azienda Togni-RebaioLa-Muracali che ha voluto essere davvero presente ad ogni banco, ad ogni crocchio di persone che parlava, discuteva, assaggiava vini estremi. C’era anche la più grande realtà della Valle, la cooperativa Rocche dei Vignali, che sino dal 1999 come APAV (Associazione Produttori Agricoli di Valcamonica) si è spesa per il «recupero e sviluppo della viticoltura camuna» idealmente accanto a realtà piccolissime come Cascina Casola, Mirco Cattane: bello il loro Pare, Valcamonica Bianco da uve Incrocio Manzoni in purezza – c’è lo zampino di un altro produttore camuno, l’Alex Belinghieri Sandro-Sorteni-Flonnodi Agricola Vallecamonica, occupato in quella giornata nelle sue avventure subacquee… – e La Muraca di Losine, anche loro con un Incrocio Manzoni, vitigno da Riesling Renano e Pinot Bianco, che ha trovato in Valle Camonica terreno ideale per esprimere i suoi profumi; i Melotti della Muraca, tanta passione e tempo, pochissime bottiglie sono da sempre attirati dal biologico, dal biodinamico, e non resta che attendere… A chiudere la presenza camuna i saluti a Sandro Sorteni, Cantina Flonno di Capo di Ponte che ricordavo con il solo Grandimani, merlot in purezza, e ritrovo forte di Grandidoti, Riesling Renano in purezza, e Rituale, Marzemino in purezza, entrambi interessanti.

 L’altra metà della luna bresciana è rappresentata da produttori franciacortini (lasciatemi usare questo termine che a qualcuno, immagino, andrà stretto) ma con tratti affatto originali, vuoi per età, sia aziendale che personale, come i già nominati ragazzi di Corte Fusia, uno degli esordi più interessanti della scorsa stagione, che per scelte produttive e aziendali: in qMichele-Loda-Il-Pendio-Daniuesta categoria possono tranquillamente trovare posto Casa Caterina di Aurelio del Bono, azienda di Monticelli Brusati, Cà del Vent (che appannato dal caldo e dalla mancanza di sonno ho collegato ahimè al Vinitaly anziché a Vini di Vignaioli in quel di Fornovo di Taro…), Campiani di Cellatica, strepitoso un loro bianco da uve Chardonnay, e Il Pendio di Michele Loda, dove mi sono fermato per assaggiare un’ottima triade composta da Franciacorta Extra Brut, Metodo Classico Rosè e Curtefranca Bianco da Chardonnay in purezza. Taccio per pudore della lacrima di Beccaccia da solo Cabernet Franc: ci voleva più tempo…

Dalla-CalabriaIn una volata sono uscito tra strette di mano e tanti gusti spaziando dai grandi salumi calabri ai vini, sempre calabri, dell’Acino: Toccomagliocco su tutti e Chora rosso, passando dai vitigni valdostani di  Didier Gerbelle  per giungere all’uva liquida del Grillo di Nino Barraco – che dire se non grazie a Stefania Pompele – al cioccolato di Paolo Devoti, Passion Cocoa , ai formaggi di Andrea Bezzi, a presentarli Jane e il BJane-Bezziezzi più piccolo…,  e dei Martini delle Frise, tralasciando le quattro distribuzioni presenti, rimando a questo punto al sito della manifestazione, oltre ai tanti produttori non elencati. Dovrei parlare di ognuno di loro, essermi fermato non una, dieci ma cento volte, aver passato le due intere giornate in quel luogo. Saldo idealmente il mio debito dicendo che di là dai comprensibili particolari da sistemare, si è trattato a tutti gli effetti di una prima volta, formula ed entusiasmo sono vincenti, e mi auguro che il tutto sia l’inizio di un percorso perché, cedo per una volta alla tentazione di citarmi, questa è « Un’occasione che non vuole restare unica, quanto diventare momento di continua riflessione e opportunità: riunire chi crede in un approccio non convenzionale, nel senso allargato del termine, alla vite e al vino, ad «un altro bere», unendolo al desiderio di confronto e dialogo, significa gettare le basi per una rassegna dai tratti originali di autonomia e identità, beni preziosi in questi tempi segnati dall’omologazione.»

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. Stefano Menti ha detto:

    Bravi boys and girls. Direi che è stata la manifestazione di questo semestre alla quale più mi sono divertito.
    Ottima organizzazione, buon cibo, buoni vini e bella gente.
    Alla prossima edizione…ancora più calda.

  2. Enrico togni viticoltore di montagna ha detto:

    Stefano era tutto contento, ho visto gente bersi le sue garganega a garganella e poi col suo cane “pogava” con tutti
    Ci terrei a precisare che io non ero al banco perché’, in quanto addetto alla qualità, era mio dovere assaggiare tutto
    Grazie infinite Carlos

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