Costretto a casa da più motivi, non ultimo una certa uggia d’inizio autunno, mi assale un velato senso di colpa per non essere riuscito a visitare la 13a edizione di Sciör del Tórcol nonostante l’intenzione di base e le cortesissime parole di Federico Sidoni , tornato alla guida di quella realtà che pare avere idee sempre più chiare sul progetto alla base della rassegna. Giocoforza che alcuni concetti, e le parole utilizzate nel descriverli, siano sovrapponibili a quanto apparso a mia firma nel nuovo spazio, purtroppo dimezzato rispetto al precedente, che l’edizione locale del Corriere della Sera dedica alle proposte interessanti per il fine settimana di tanti bresciani. Nel tentativo di redimermi sono andato a rivedere quanto sinora scritto su questa manifestazione scoprendo che oltre all’articolo appena citato esistono due mie post dedicati: il primo appartiene a questo blog ed è del 2011, chiederei a chi interessato di leggersi con attenzione la serie di commenti presenti in calce, non vanificati in gran parte dal tempo trascorso, il secondo è presente nel blog Voci di Brescia del dorso bresciano del Corsera ed è del 2013.
Qualcuno si chiederà forse del perché di tanta attenzione, molteplici le risposte. L’affetto nei confronti di quella valle, costruito in buona parte da personalissime vicende, la conoscenza conseguente, non dico profonda e trasversale come vorrei ma indubbiamente concreta. La mia visione, che porta a dedicare tempo e impegno per le realtà associative minori, talvolta in seria difficoltà quando si tratta di comunicare il lavoro svolto e i risultati ottenuti, o di riunire in un dialogo costruttivo le componenti – leggi i produttori – che le formano. In gran parte insomma un’adesione che mi porta a parlare spesso di Montenetto, di Valle Camonica appunto, e di rammaricarmi per non poterlo fare appieno per il Botticino, parliamo di vini in particolare, tanto meno per il Cellatica. La sensazione di una rassegna autentica, tesa a valorizzare nel loro insieme i luoghi che la ospitano e sostengono: non l’ennesima commistione di prodotti e realtà che con il territorio e la sua storia poco o nulla hanno a che fare. Un richiamo però, anche al pubblico, i «coproduttori» per utilizzare un termine coniato da Carlo Petrini, termine indubbiamente efficace per sottolineare una loro funzione attiva e non passiva nel destino del prodotto come pare suggerire la parola consumatore.
L’invito, chiaro, aperto, è quello di non fermarci al momento, sia pure gradevole, vivo, della rassegna, ma di ricordarci, specie quando visitiamo il nostro territorio e ci fermiamo per una sosta gastronomica, di chiedere vini locali in abbinamento ai piatti che ci vengono proposti, attuale e ghiotta occasione le Settimane della gastronomia camuna sino al 1 novembre. Messaggio che cerco di lanciare anche dal palcoscenico privilegiato de Il piatto del mese, pochi giorni fa dedicato ai Caicc di Breno, al Silter camuno e ai vini Valcamonica IGT. Questi ultimi, o meglio il Consorzio che li tutela, mi hanno regalato una piccola delusione, anche delle graditissime telefonate da parte di alcuni produttori che hanno espresso il loro rammarico per l’accaduto, consistente nell’assenza di un loro rappresentante, complice il momento critico della vendemmia, che desse voce alla sola etichetta proposta in degustazione. Un pizzico di sfortuna, un poco d’improvvisazione, forse della stanchezza hanno privato quei vini e i loro produttori di una bella, anche se contenuta, possibilità di far sentire la loro voce.
Nell’articolo apparso venerdì proponevo alcuni nomi, di cantine e di etichette, ribadisco quanto siano il frutto di gusti e, come già detto, di conoscenze personali. Questo contribuisce ad aumentare il dispiacere per non aver potuto ampliare e rinnovare il mio archivio sapori: certamente esistevano ed esistono altre proposte interessanti oltre a quelle da me suggerite. Rimedio del tutto parzialmente dicendo che sempre sulle pagine del Corriere è apparso un articolo dedicato ai Top Hundred 2015 de Il Golosario, Guida alle cose buone d’Italia, a cura di Paolo Massobrio assistito per i vini da Marco Gatti: ai vertici il Minego della cantina Ligabue di Capo di Ponte (ma ci sono altri tre bresciani…) presente in questa due giorni dei vini Camuni.