Te ne sei andato sommessamente, quasi a non voler disturbare, coerente con i modi che avevo imparato a conoscere in questi tre anni o poco più. Portavi il mio stesso nome o, almeno, una parte: Carlos, con quel nome e con l’aiuto di Guillermo Arnaudo, avevi aperto nel 2013 un ristorante argentino un poco anonimo come ubicazione e arredi, ma tu contavi di supplire al tutto, almeno inizialmente, con la bontà di quelle carni che hanno reso il nostro paese d’origine famoso nel mondo. Nostro perché come me, come Guillermo, eri un argentino approdato, ciascuno di noi a modo suo, in questa Brescia un poco chiusa alle novità salvo poi diventarne in alcuni casi dipendente, per fare quello che sapevi fare da sempre: cucinare sulle braci in modo eccelso. Ne avevo anche tratto in quell’anno un brevissimo pezzo per le pagine bresciane del Corriere, mio omeopatico contributo al tuo voler fare.
Ti avevo conosciuto di persona all’inizio di questa nuova avventura, altre, le più a me del tutto ignote, avevano animato la tua esistenza, memore di averti già visto alle prese con una parrilla in altri non più fortunati luoghi che avevano provato a far conoscere il nostro modo di dare corpo e sostanza al pasto quotidiano. Era bastato un «¿Hola, que tal?» per iniziare un rapporto fatto di sporadici incontri, di brevi conversazioni quasi sempre rubate ai tuoi pochi attimi di pausa davanti alla tua serva e padrona di ogni giorno, quella griglia su cui posavi succulenti pezzi di Angus. Cordone ombelicale, con il carbone e i vini carichi di colore e generosi di alcol che coniugano latitudini sudamericane e vitigni europei, con la tua Argentina, sempre presente nei discorsi, privi però, almeno nei miei ricordi, di quella «argentinidad», quell’essere argentini oltre ogni ragionevole dubbio che non ho mai capito e di conseguenza nemmeno amato molto.
Rileggere ora qualcuno dei commenti, non parlo certo di chi aveva spontaneamente scelto di apprezzare senza se e senza ma il tuo operato, sulla tua cucina e il vostro locale mi fa ancor più impressione. Molti luoghi comuni, molta, e lo scrivo malvolentieri, ignoranza – nel senso etimologico stretto del termine – su ciò che ci si deve e ci si può aspettare da un buon taglio di carne cotto in modo appropriato. Che era lì, nel bene e nel male, l’essenza di Da Carlos, poco aggiungevano le decorose Empanadas o le non sempre disponibili fettine di Matambre. La mia gioia di fatto il portarvi qualche persona capace di comprendere, qualcuno che aveva condiviso l’esperienza delle gestione di un locale, un giovane e bravo produttore di vini della nostra provincia, un appassionato ricercatore di specialità del territorio… E tutti si beavano dei Malbec, delle saporite porzioni che rimanevano calde sui piccoli braceri. Peccato che la mancanza di curiosità, il voler essere rassicurati e non stimolati, il vivere sapori diversi quasi come minaccia, ti avevano costretto, piano piano e a malincuore, a rinunciare a Morsillas, Mollejas, Chorizo…
Ma quel tempo è ormai lontanissimo, anche se misurato con gli umani strumenti si riduce a poco più di sei mesi… Il 20 di giugno dello scorso anno l’annuncio che Da Carlos chiudeva, non era più possibile gettare il cuore oltre le quotidiane difficoltà. E senza dire altre parole, non a me certo, te ne sei andato anche tu, nelle prime ore dell’8 di gennaio, due settimane fa insomma, e io ho impiegato quel tempo, prima che la telefonata di un «addetto ai lavori» amico mi chiedesse una piccola cortesia che ti avrebbe riguardato, per sapere della tua scomparsa. Ho riflettuto un paio di giorni prima di decidermi a salutarti con queste parole, pudore, timore di essere inadeguato, rispetto per la tua naturale riservatezza. Spero che ovunque tu sia la cosa non dia fastidio, nasce da un bisogno fatto di tanti particolari, alcuni dei quali terrò gelosamente per me. Riposa in pace José Carlos Battilana, credo te lo sia meritato.
L’immagine che chiude questo post è un particolare dalla Resurrezione di Piero della Francesca, qualcuno, suppongo Guillermo Arnaudo, l’ha utilizzata per dare l’annuncio della morte di Carlos Battilana, mi è parso giusto fare la stessa cosa.
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