Di gamberi e proprietà intellettuali.

«… qualora un ristoratore o cuoco inventi un piatto originale ed elaborato nessuno altro che l’inventore è autorizzato ad utilizzare la ricetta di conseguenza, prima che un anno sia passato, in modo tale che l’inventore abbia il diritto esclusivo di ricavare un profitto da esso all’interno del suddetto periodo, e questo in modo da indurre altri a fare uno sforzo e a distinguersi per le invenzioni nello stesso campo …»

Ateneo di Naucrati, Legge di Sibari da I Deipnosofisti o I dotti a banchetto – III secolo D.C.

Scritto da Ateneo di Naucrati, personaggio greco egiziano dall’incerta datazione, su voci di altri (Filarco di Atene) attorno al III secolo e qui riportato in una delle traduzioni reperibili in rete mi suggerisce, di là dalla precisione del tutto, che il problema dell’utilizzo di una propria ricetta da parte di altri fosse problema sentito da tempo… Certamente da prima che il cibo diventasse moderna ossessione, trascendendo addirittura dalla sua sostanza.

Un balzo di secoli per giungere al XXI e assistere al (finto) processo organizzato da Gualtiero Marchesi all’interno della Triennale di Milano per giudicare la copia, dichiarata, del celeberrimo Risotto Oro e Zafferano da parte di Guido Rossi già suo allievo. Preciso dichiarata perché Rossi descrive la sua interpretazione come Risotto oro e zafferano – omaggio a Marchesi, non lasciando alcunché alla malizia. Riporto un paio di link per chi volesse conoscere i dettagli della messinscena Gualtiero Marchesi: come funziona il diritto d’autore in cucina? di Carlotta Mariani e Il copyright di un piatto di Chiara Porati. In questo secondo articolo alcune considerazioni generali sulla possibilità di applicare il concetto di proprietà intellettuale a una preparazione culinaria.

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Stefano Cerveni, cuoco
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La versione del PalazzinaG

È giunto il momento di svelare il perché del mio interesse, peraltro comune a chiunque a diverso titolo bazzichi per cucine e locali della ristorazione, su questo aspetto dell’arte (minore) culinaria. Nasce da una fotografia riportata in un post su Facebook da Stefano Cerveni, patron del Due Colombe di  Borgonato di Cortefranco e conduttore, non so se il termine sia corretto, per quattro anni a partire dalla primavera dello scorso 2015, del ristorante temporaneo per la già citata Triennale. Lo scatto immortala uno Shrimp ceviche with lime and sichuan pepper on a swirl of creamy violet potatoes served with a smoothy tangy Krug sauce and crispy chips. Created for Krug by PalazzinaG Chef Panfilo.

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La patata viola, il gambero rosso, il Franciacorta

Peccato che la magniloquente descrizione, datata 16 dicembre 2015, sia poco sopra l’immagine di un piatto che pare copia sin troppo ispirata, nella forma e nell’esecuzione, a La Patata viola, il gambero rosso e il Franciacorta nata, come da sempre riportato nei menu del Due Colombe, nel lontano 2007. Nulla di male l’ispirazione, la cucina è gioco di rimandi, ricordi, tradizioni che s’intrecciano con evoluzione e innovazione. A stridere è quel «Created for…» che pare sottendere un puro guizzo di genio, di creatività appunto, messa in moto dalla necessità di offrire qualcosa di assolutamente nuovo e originale per la blasonata Maison francese.

Poco costava, per la mia modesta opinione, al prestigioso 5 stelle veneziano nella figura dello chef dell’omonimo ristorante, dichiarare con un atto di cortesia e civiltà, di essersi ispirato appunto alla ricetta messa a punto nove anni fa da Stefano Cerveni, sostituendo, tra le altre cose, il nostro Franciacorta con uno dei più, giustamente, acclamati Champagne. Ne avrebbe guadagnato il rispetto reciproco, il riconoscimento dell’altrui passione, sarebbe stato un ricordarsi delle buone maniere, valide queste ultime e non vedo perché no, anche nel mondo dei grandi chef.

 

Gli scatti sono opera di Luigi Brozzi.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Carlos Mac Adden ha detto:

    Considerazione e precisazione: In questo caso, come in ogni altro caso si riferisca a ricette culinarie, il loro utilizzo da parte di persone che non siano l’autore primo pare ricadere nel campo dell’educazione, della civiltà, del rispetto per l’altrui mestiere, specie se pensiamo ad un rapporto tra colleghi, piuttosto che in quello delle tutele giuridiche come ben chiarisce un articolo de IlSole24ORE Diritto in tavola: la proprietà intellettuale in cucina apparso nel settembre del 2014. Un gentlemen’s agreement insomma…

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