Nuovo viaggio in Valle Camonica

Sostengo che, visti i tempi, preferiamo essere rassicurati che sorpresi, formula con al suo interno una sorta di scusante – i tempi appunto – pronta all’uso. Sia mai che, un esempio, qualcuno c’inviti a bere un Franciacorta che non rechi sul vetro della bottiglia quelle 3/4 etichette in grado d’infonderci un senso di placida serenità, di aspettativa già soddisfatta, stesso ragionamento per il Lugana, qui le etichette panacea si riducono ulteriormente portando il consumatore che è in noi a poco più di una scelta obbligata, ossimoro inquietante come pochi.
E se dalle etichette ci portiamo ai vini, ai territori, il concetto non cambia: Capriano del Colle? No il Clinto non l’ho mai bevuto. Botticino? Ma vuoi mettere un piemontese! Valle Camonica? Ma dai, ci fanno il vino? Forse, forse (il raddoppio è d’obbligo) unica soluzione è proporre quei vini, quei luoghi, in cieca, con il ristoratore o l’amico di turno ad assumersi l’intero rischio del gioco – ecco, un’altra idea, impariamo nuovamente a divertirci e non certo con uno di quei giochi preconfezionati che ora impazzano – e scoprire quanto beviamo parole da una parte, quanto la gamma dei sapori e dei profumi che ci toccano in senso positivo sia stata artatamente ridotta.

Fortuna mia l’avere residuo ancora un pizzico di curiosità, più che sufficiente per accettare di buon grado l’invito di un amico, Marco Zizioli, enologo bresciano che oltre a vegliare sui vini della cantina di famiglia presta la sua opera di consulenza del settore a realtà che vanno ben oltre i confini provinciali, per un breve viaggio enoico, ma non solo, in quella Valle Camonica prima menzionata. Ad introdurlo un dato[1]: nel 1956, anno della massima estensione, gli ettari vitati in valle erano 2.608 per arrivare al minimo del 2001, poi un’inversione di tendenza, con circa 85. Certo non entro nel merito di come fosse in media quella produzione, fatta certamente più a fini quantitativi, quasi di mera nutrizione, che non qualitativi, ma più che bastanti, si pensi che attualmente la superficie vitata dell’intera Franciacorta è attorno ai 3.150 ettari. Per fugare ogni dubbio sull’esistenza della viticoltura a nord del lago d’Iseo il primo dato disponibile – 1869 – parla di quasi 1.842 ettari…

Concarena I

Prima tappa a Capo di Ponte, località resa celebre dal Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri in località Naquane, presso l’Azienda Agricola Concarena. Nata nel 2008 con Enrico Angeli, giovanissimo e pressoché unico protagonista – se escludiamo gli aiuti del padre –, una laurea in filosofia e tanto amore per la sua terra, produce sin dal 2012 due vini, il Videt, toponimo ma anche vigneto in dialetto, interamente da Riesling Renano, e il Barabant da uve Merlot e Marzemino. Ed è il primo a riscuotere il nostro condiviso interesse: tre annate da bottiglia, 2012, 2013 e 2014 più il 2015 ancora in vasca a iniziare il leitmotiv dell’intera giornata, i bianchi, il Riesling… Come principale e positivo attore delle degustazioni, capace di evolvere arricchendosi via via di sentori più complessi, caratteristici delle migliori espressioni di questo vitigno, supportato da acidità che necessitano di tempo per divenire pienamente gradevoli in bocca, assicurando nel contempo al vino longevità degna di nota. Già presenti gl’idrocarburi al naso del 2012, che in bocca fa emergere frutta a polpa bianca anche esotica, litchi tipicamente, più verde al naso il 2013 che manifesta in contrasto una maggiore maturità in bocca, un poco penalizzato dall’annata, quel 2014 poco felice nella quasi totalità della provincia. Un poco di malolattica ad ammorbidire parzialmente l’esuberante acidità, senza perdere in mineralità, la macerazione sulle fecce per estrarre i tratti varietali, sono i principali strumenti utilizzati per approdare da un’interpretazione classica del vino ad una più attuale.

Monchieri III

La seconda tappa ci porta a Losine, presso le Cantine Monchieri, che condividono con la precedente l’anno di fondazione: 2008. Qui gl’interpreti sono Gianmario Monchieri con la moglie Silvia, altri e gravosi impegni il loro quotidiano, che per soddisfare una passione, nonché una visione del fare, hanno incastonato in uno scenario spettacolare questa moderna struttura. Altri  i vitigni al centro del loro interesse, altri ancora i terreni, ci troviamo all’interno del conoide della Concarena che si erge alle spalle della Cantina, il terreno è povero, sassoso, i rossi non faticano a raggiungere gradazioni alcoliche di rilievo, non servono appassimenti per conferire corpo, struttura. A colpirmi in particolare però un Metodo Classico Extra Brut interamente da uve Chardonnay, 3 grammi litro il residuo zuccherino, 2012 l’annata: fine, elegante, fresco, di buona rispondenza naso/bocca con prevalenza di note citriche, agrumate. La prima, convincente, risposta aziendale a chi si chiede se in Valle Camonica si possono realizzare vini spumanti di qualità. E la qualità, visti i mezzi, ’impegno e la giovane età della cantina e delle sue vigne, non può che aumentare in tutta la gamma aziendale.

Flonno IIL’arrivo è a Ceto, ad accoglierci Sandro Sorteni che con Giacomo Laidelli alterna l’impegno presso il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri con la conduzione della Cantina Flonno. Torna il Riesling ad ammaliarci e sorprendere: 2012, 2013, 2014 e 2015 – un’anteprima, anche se già imbottigliata –. Dall’ultima annata la decisione, saggia, di vinificare e proporre in purezza il vitigno renano coniando per tale impresa un nuovo nome, sempre dedicato al luogo della loro principale occupazione: Sciamano. L’Incrocio Manzoni, che con altre uve a bacca bianca contribuiva alla formazione del bianco Valcamonica IGT Grandidoti ne diviene ora il principale protagonista, regalando un vino di pronta beva dai profumi intriganti. Che la scelta sia saggia lo testimoniano gli assaggi della annate elencate, dove il Riesling primeggia e di fatto cancella gli altri vitigni presenti, per di più in dosi minori. Dal 2012 dove i terziari divengono i sentori dominanti alla freschezza e al fruttato del 2013, passando dal 2014, anche qui in tono minore complice l’annata, sino all’esplosione del 2015, lungo, floreale e con un’acidità che lo condurrà lontano nel tempo. Chissà se Flonno troverà il coraggio, con un pizzico d’incoscienza, di offrire in un prossimo futuro due annate contemporaneamente, in modo da far toccare con mano le possibilità evolutive dei suoi bianchi che costituiscono di fatto i gioielli aziendali.

Agriturismo il viandanteRiflessioni accompagnano il nostro lasciare la valle dopo un inaspettato incontro: quello con l’azienda agrituristica Il Viandante in località Berc del Comune di Sellero e la famiglia di Guido Cominelli, poco sotto le incisioni rupestri del Parco Comunale Archeologico e Minerario di Sellero, meno conosciute ma, fatte le proporzioni sull’estensione, non meno interessanti di quelle di Naquane e senz’altro meritevoli di maggior attenzione da parte delle istituzioni: lo stato di abbandono percepito è grave, la sensazione che altra cura porterebbe afflusso qualificato anche in questa parte della Valle Camonica pressante. È Guido ad accompagnarci per una breve ricognizione, indicandoci le incisioni più particolari e ricche di significati: la rosa camuna a svastica, il viandante… Per poi accoglierci nel suo confortevole agriturismo, reso tale da tanto, diretto, lavoro, capace di offrire piatti schietti ma non certo privi d’inventiva e ricchezza di materie prime. Buoni salumi, verdure da loro conservate, primi con paste fresche – dei bigoli con un ragù quasi in bianco, dei ravioli ripieni di funghi e profumati di timo… – e delle ottime costolettine di agnello con una panatura resa preziosa da pistacchi ed erbe aromatiche.

Spogliarsi di prevenzioni, di frasi fatte e comune dire è obbligo per prendere interamente atto delle potenzialità di questa valle, altrettanto per assaporare appieno i suoi vini – chissà in cieca come dicevo all’inizio… –. Se poi pensiamo all’aumentare delle temperature e alle crescenti difficoltà per assicurare la giusta freschezza ai prodotti di più meridionali latitudini, il tutto acquista crescente valore. Ennesimo appello alla ristorazione camuna in particolare e bresciana in generale, agli appassionati e ai curiosi dell’intera provincia ma anche al Consorzio Vini IGT Valle Camonica per una più attiva e visibile presenza nei confronti del patrimonio che ha deciso di salvaguardare e valorizzare.

[1] Fonte: Una terra di vigneti scolpiti nel vivo sasso di Olviero Franzoni. A cura dell’Associazione Al Torcol

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