Mi sono chiesto se per me stendere oggi alcune righe su Ivan Bertolotti, contadino, ristoratore e viticoltore scomparso d’improvviso la sera di Natale, suonasse pretestuoso, il semplice desiderio di dare sfogo al mio voler fissare le cose scrivendone. No è stata la risposta, parlare di Ivan, per quanto poco lo conoscessi, ha il senso di parlare oltre che di una bella persona, già questo basterebbe, del suo far parte di una realtà che per diverse ragioni ha da tempo catturato la mia attenzione unita al mio affetto.
Anni fa il servizio postale della zona in cui tuttora abito era affidato ad un personaggio affatto particolare: Gigi (suppongo diminutivo di Luigi più che del desueto Egidio), che accanto ai suoi doveri «istituzionali» offriva, appena possibile, un saluto, una battuta… Nel corso di uno di questi micro-dialoghi, avendo saputo dei miei interessi per il mondo del vino, mi confidò dell’esistenza di uno zio «che faceva il vino a Capriano». Questo zio era Ivan Bertolotti. Lo conobbi tempo dopo, iniziando quella frequentazione del Montenetto, dei suoi produttori, delle figure dell’omonimo Consorzio, che non ho più abbandonato.
Imparai che era pressoché impossibile ci fosse evento, manifestazione, riunione che non vedesse la sua presenza. Un poco robusto, la barba perennemente incolta, una disponibilità al dialogo che si sentiva innata, lontanissima da qualsivoglia desiderio di compiacere o funzionale a qualsivoglia suo bisogno. Così, anno dopo anno, ho iniziato a collegarlo alla realtà di quella zona del bresciano che in un breve arco temporale ha saputo farsi conoscere e apprezzare, utilizzando sì le risorse, l’entusiasmo di alcuni giovani, come non pensare a Davide Lazzari e Mario Danesi, ma, ora lo comprendo con maggiore chiarezza, sfruttando in senso buono capacità e carisma di figure come la sua.
Così stamane, sempre di getto, ho composto il numero di Maria Grazia Marinelli, da nove anni alla guida del Consorzio, per parlare dell’accaduto. Ne è emerso un ricordo colmo di affetto, di gratitudine, di presenza – la stessa colta dall’esterno -, di una figura che in sella al motociclo percorreva in lungo e in largo il «suo» Montenetto, sempre pronto a fermarsi per scambiare un’opinione, ascoltare un parere, lo sguardo comunque vigile su tutto ciò che accadeva lungo i filari delle viti: riporta Maria Grazia che alla cena per le festività natalizie l’aveva sorpresa con un «Non ti ho vista l’altro giorno a potare le piante: dov’eri?». Spesso in compagnia di Giovanni Lazzari, papà di Davide, era tra i fondatori della realtà consortile, di cui condivideva quella visione «familiare», quasi impossibile in organizzazioni con diverse dimensioni ma alla cui base stanno di fatto figure come la sua: «Maria Grazia se hai bisogno di qualsiasi cosa per il Consorzio chiamami».
Lo sgomento, il non aver ancora realizzato appieno l’accaduto sono chiaramente percepibili nelle sue parole e nel tono, sentimenti e reazioni che penso comuni ad altri associati, quel senso di famiglia era palpabile, scorrendo l’elenco delle aziende sempre presenti, nomi e cognomi, era pressoché immutabile… Lazzari, Danesi, Alberto Gregorio, Anna Botti, Paolo Rinaldi, Franco Poli, Pietro Podestà… Chiedo venia se ho dimenticato qualcuno, mio umano limite, specie qui, a casa mia, è ricordare più facilmente le figure con le quali sei abituato a intrattenerti, che ti chiamano per farti assaggiare qualcosa, giustamente orgogliosi per i progressi che l’intera zona ha continuamente cercato.
Mi mancherà, tanto, così conclude Maria Grazia e sono sicuro mancherà a non pochi, ché tanti conosceva. Il Montenetto ha perso uno dei suoi piccoli/grandi protagonisti, io una figura inconfondibile che, come sopra detto, collegavo immediatamente a questa bella realtà bresciana. Un sincero abbraccio a tutti loro, alla sua famiglia naturalmente e, valido più che mai per un uomo che viveva per la vigna: che la terra ti sia lieve Ivan.
Le immagini sono ricavate dalla pagina Facebook del Consorzio Montenetto, resto a disposizione per qualsiasi evenienza o richiesta.
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