Il malcelato sgomento del re-censore

Sono un re-censore di TripAdvisor, «Voglio visitare ogni luogo, provare nuovi sapori, scoprire le città in cui vivo e diventare il recensore #1 a Genova». Nessuno mi obbliga: è una mia libera scelta, probabilmente qualcosa di più, una meta, un ambito traguardo, altrimenti mi basterebbe, come a molti del resto, scrivere ogni tanto sul portale, contribuire a farlo crescere senza per questo impegnarmi allo spasimo. Ma voglio di più, ora ne sono certo, voglio, l’ho già detto, diventare il recensore numero 1 della mia città. Il recensore più veloce dei caruggi, più tipico della farinata e della focaccia, più genovese di Gilberto Govi.

Ma oggi eccomi a Brescia, cittadina lombarda, capoluogo di provincia che ormai svetta attorno ai duecentomila abitanti, la Leonessa d’Italia dicono:

Lieta del fato Brescia raccolsemi,
Brescia la forte, Brescia la ferrea,
Brescia leonessa d’Italia
beverata nel sangue nemico.

L’ha scritta un certo Giosuè Carducci tra il 14 e il 16 maggio del 1877… Ma sto divagando, quel che conta è che ho voglia di pizza, sì di pizza, lo so che altri piatti la caratterizzano, beh altri, pochi altri, anche a chiedere in giro mi ripetono sempre i tre quattro nomi che ormai m’hanno quasi nauseato: lo spiedo, anche se pare non esista più, orbato com’è degli uccellini: l’ingrediente principe (Uccellini, ma guarda cosa mangiavano questi barbari, del resto bene lo diceva il sommo Dante nel De vulgari eloquentia – Libro I, Cap. XIV – parlando del loro dialetto: «così villoso ed ispido di vocaboli e di accenti che per la sua rude asprezza non solo fa uscire dai limiti donna che parli, ma saresti in dubbio, o lettore, se sia un uomo»), per tacere del loro ancora barbaro costume di sostituire la consonante V con la F e troncare la parola: nöf per nove, vif per vivo, «quod quidem barbarissimum reprobamus»! Le mericónde o maricónde – degli gnocconi di pane -, la polenta e poco altro.

pizza

Però, perché dovrei preoccuparmi? Basta faccia appello al mio Portale per risolvere in un battito di ciglia, un frullare d’ali, un balenare di raggi (…e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser) ogni quistione, domanda o dilemma. Un correre di dita sulla tastiera, rigorosamente virtuale, del mio smartphone ed ecco ho già qui la risposta, liquidi cristalli a comporre il nome della pizzeria desiderata tra i non pochi locali locali. Intonsa tra paninerie, trattorie, bar, ristoranti etnici, classici, tipici, vegani, vegetariani, marziani… Meglio non correre rischi, scelgo la prima in classifica, grondante cinque piene palline, detto così non è che suoni benissimo ma poco importa: è lei quella giusta, lo sento.

Non starò a perdermi con la location, mi concentro su quanto bramato, p-i-z-z-a, lei e null’altro, qui ne hanno una scelta «abbastanza ampia», centotrentadue con l’impasto della casa, novantatré con impasto senza glutine, dodici da dessert… Ci accontenteremo, i ragazzi che servono sono gentili, cordiali, nota di merito, «nulla da dire al riguardo». Scelgo, sceglie anche la persona che è con me, assaggio entrambe, ecco, insomma, come dire, nulla di particolare, niente di eccezionale, sufficiente ma non oltre, mi aspettavo di più viste le recensioni precedenti, credevo, speravo, m’illudevo, le mie papille venissero sorprese, ammaliate, sedotte… A poco vale il pensiero del loro costo relativamente contenuto.

Schermata 2019-05-01 alle 15.52.00

Usciamo, il capo chino, non ho nemmeno chiesto il dovuto limoncello o amaro che dir si voglia, una leggera costrizione mi attanaglia lo stomaco proprio sotto il cardias, so, mi conosco, che poco a poco si estenderà per tutto l’organo sino a giungere al piloro. Non mi preoccupo, è una costrizione psicosomatica, mi sento tradito, deluso, il mio amato TripAdvisor mi ha ingannato, i miei colleghi (potrò così chiamarli?) non sono stati all’altezza questa volta, cosa sarà mai successo? Eppure non potevo sbagliarmi, le percentuali positive erano da maggioranza bulgara, quelle negative pressoché inesistenti… Sceglierò il compromesso, voto medio, tre palline piene ad evocare il Colleoni, non posso scendere, non voglio… Forse, forse avrei dovuto optare per una Trippa alla bresciana, del Baccalà in umido, del Bertagnì magari, o dei Casoncelli della bassa, un Risotto alla Pitocca, della Salsiccia di castrato… Certo che di pizze buone in questa città neanche l’ombra: che dispiašér, che magù…

La delusione

P.S.: però sono state ben cinque le persone a trovare utile questa mia recensione, cinque i ringraziamenti. Proprio vero che quelle negative sono «… uno spasso da scrivere e da leggere, …» come dice nel suo monologo finale l’Anton Ego di Ratatouille… Peccato tenda a dimenticare, come del resto i miei colleghi – ma sì dai riabilitiamoli – che continuandolo Anton scriva «… ma la triste realtà a cui ci dobbiamo rassegnare è che, nel grande disegno delle cose, anche l’opera più mediocre ha molta più anima del nostro giudizio che la definisce tale…». Alla prossima!

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Carlos Mac Adden ha detto:

    Di là dai gusti personali, che esistono senz’ombra di dubbio, magari a qualcuno viene il dubbio che forse, forse, le pizze in quel locale non sono «le migliori di Brescia» pur essendo assolutamente mangiabili? Oppure ci accontentiamo di seguire l’onda: se in tanti dicono così, così deve essere… Ed io che mi ero fidato del re-censore perché il suo nick porta nome e cognome di un grande, utopico, filosofo calabro.

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