
Non serve naturalmente completare il titolo, tutti conosciamo la traduzione della locuzione latina Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Così posso procedere direttamente al nocciolo della questione: da spettatore privilegiato, visto che modero, presento, alcuni momenti del Festival dei Sapori in corso al Castello. Tutti poi, sappiamo o dovremmo sapere come questa edizione sia stata condizionata dall’attuale situazione. Ingressi controllati, massimo 25 persone come pubblico – 25 persone in una città da 200.000 abitanti – facevano pensare che l’ultimo dei problemi fosse non raggiungere sempre quella cifra. Eppure, magari per poche unità, anche solo 2 o 3, così non è stato.

Ci sarà tempo, a fine rassegna, per analizzarne lucidamente le ragioni, che in parte possono essere quelle che rendono difficile la ripresa dell’attività di tanti locali della ristorazione, eppure la struttura che accoglie le degustazioni è praticamente aperta, le distanze ben calcolate, la continua pulizia e disinfezione scrupolosa. E mi riesce difficile pensare che 10 euro, 15 per gli appuntamenti più costosi, per di più con una componente benefica specificata, siano ostacolo ai più, specie se consideriamo un’esperienza come quella della prima serata, esperienza a cui ho partecipato direttamente. Vini più che interessanti in degustazione, un sorprendente assaggio di Caicc – i grossi casoncelli di Breno -, una scheggia di Silter che ben dimostrava le potenzialità di questa DOP camuna e i tanti racconti, le tante informazioni che i relatori hanno portato, valevano di più, decisamente di più di quella somma. Ammesso e non concesso che la conoscenza abbia valore facilmente quantificabile.


Così, stasera chi verrà avrà l’opportunità di rivedermi, non inserisco certamente questo nei plus dell’incontro, alle prese con la realtà vitivinicola del Montenetto – tra le più dinamiche, lasciatemelo dire, della provincia, nei limiti della sua dimensione – con un risotto proposto da una dei non tanti locali che fanno davvero ricerca e utilizzo delle risorse del nostro territorio, il Licinsì di Dario Scolaro e Gabriella Colombari, con uno straripante Franco Liloni, studioso dei dialetti lombardo orientali, conduttore della trasmissione Rebelòt su Telecor che parlerà di cibo e dialetto, senza dimenticare, ma qui cederò con grande piacere il microfono allo storico dell’arte Davide Sforzini di Fondazione Brescia Musei, la giovane Greta Gemmi del Resù di Lozio nell’ultimo appuntamento della serie Arte E Food.


Non vorrei davvero che i bresciani avessero deciso d’interessarsi a un evento, un incontro, una rassegna solo ed unicamente in presenza del nome, del personaggio – degnissimi e bravissimi quelli bresciani, per carità – trascurando se non ignorando chi pur in assenza delle luci della ribalta realizza quotidianamente piccoli/grandi capolavori di gusto, di unicità, d’identità. Se potete prendetevi un paio d’ore, ascoltate cosa si cela dietro ai tanti piccoli/grandi prodotti della provincia, iniziate a conoscerli o a riscoprirli, sono sicuro non ve ne pentirete.


Le immagini provengono per lo più dalle pagine o dai profili Facebook dei protagonisti o dai siti consortili. L’immagine del Castello di Brescia è cortesia di Grafo Edizioni. Resto come sempre a disposizione per qualsiasi evenienza.