Metti una sera a cena (in vigna)

Quasi inutile dichiarare l’ispirazione al titolo originale dell’evento Metti, una cena isolati in vigna – unito a quello di un film del ’69 – Metti una sera a cena – di Giuseppe Patroni Griffi, con un cast di tutto rispetto che comprendeva tra gli altri Adriana Asti, Tony Musante, Annie Girardot,  Florinda Bolkan, Helmut Berger, Jean-Louis Trintignant, Lino Capolicchio… Qui però nessun ritratto «retrò e intellettualistico» di una borghesia alle prese con con se stessa, ma una più che piacevole cena con pari ambientazione voluta dai Lazzari, produttori vitivinicoli in quel di Capriano del Colle e dall’Osteria Finil del Pret situata sempre nella bassa bresciana.

Iniziamo dal luogo, che non poco ha caratterizzato la serata, siamo nel Brolo di San Lorenzo – dal lat. mediev. broilus (o broilum) e brolium, lat. tardo brogĭlus, di origine celtica]. – 1. Parola anticamente diffusa in tutta l’Italia settentr. e anche in Toscana, che significava orto, frutteto per lo più cinto da muro o siepe: broloal modo lombardoè orto dov’è verdura (Buti); oggi limitata ai dial. della zona padano-veneta… Come riporta il vocabolario Treccani online, adiacente alla Chiesa Patronale di San Michele Arcangelo – struttura seicentesca su un’altura un poco discosta dal paese di Capriano del Colle «realizzata nel 1675 su progetto dell’architetto Giambattista Groppi» con accanto un importante «campanile del 1737 su progetto di Antonio Corbellini» -, che vi si affaccia direttamente e che è stata resa visitabile per l’occasione. Il Brolo, da sempre proprietà della Diocesi, è ora in gestione dei Lazzari che vi hanno messo a dimora due vitigni PIWI

Il sole ha iniziato il suo tramonto, percorrere il breve tratto dagli spazi previsti per le vetture allo spiazzo dove sono state allestite le tavole è già momento suggestivo. Una breve presentazione della serata, a opera di Davide Lazzari e di Simone Bianchetti, e dei musicisti che allieteranno gli ospiti: il giovane Quartetto del Lago formato da Serena Chiara ed Elena Ciccarelli I e II violino, Chiara Piazza violoncello e Federico Franchini contrabbasso. Scelta davvero raffinata.

La cena, come anticipato da Simone e Davide, verte sull’utilizzo di prodotti quanto più possibili «del luogo», in un’accezione davvero particolare e pressoché unica del concetto, e contiene alcune scelte non consuete, ecco di seguito il menu:

 𝐇𝐨𝐬𝐨𝐦𝐚𝐤𝐢 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐋𝐨𝐫𝐞𝐧𝐳𝐨

 𝘐𝘯𝘷𝘰𝘭𝘵𝘪𝘯𝘰 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘨𝘭𝘪𝘦 𝘥𝘪 𝘷𝘪𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘉𝘳𝘰𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘚𝘢𝘯 𝘓𝘰𝘳𝘦𝘯𝘻𝘰 | 𝘳𝘪𝘴𝘰 | 𝘱𝘰𝘮𝘰𝘥𝘰𝘳𝘰 𝘥𝘳𝘺

𝘪𝘯 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢

 “𝐀𝐝𝐚𝐦𝐚𝐡” – 𝐄𝐱𝐭𝐫𝐚𝐛𝐫𝐮𝐭 𝐌𝐢𝐥𝐥𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚𝐭𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟒

 𝐄𝐫𝐛𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐫𝐨𝐥𝐨 𝐝𝐢 𝐒𝐚𝐧 𝐋𝐨𝐫𝐞𝐧𝐳𝐨

 𝘐𝘯𝘴𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘭𝘷𝘢 | 𝘧𝘪𝘯𝘰𝘤𝘤𝘩𝘪𝘦𝘵𝘵𝘰 | 𝘤𝘪𝘤𝘰𝘳𝘪𝘢 | 𝘧𝘪𝘰𝘳𝘪 𝘥𝘪 𝘣𝘰𝘳𝘳𝘢𝘨𝘨𝘪𝘯𝘦 | 𝘢𝘤𝘦𝘵𝘰 𝘥𝘪 𝘮𝘪𝘦𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭 𝘚𝘢𝘮𝘱𝘪̀ | 𝘤𝘪𝘤𝘦𝘳𝘤𝘩𝘪𝘦

𝘪𝘯 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢

 “𝐅𝐚𝐮𝐬𝐭𝐨” – 𝐂𝐚𝐩𝐫𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐃𝐎𝐂 𝐛𝐢𝐚𝐧𝐜𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟖

 𝐓𝐨𝐫𝐭𝐞𝐥𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐭𝐞𝐠𝐫𝐚𝐥𝐢 𝐫𝐢𝐩𝐢𝐞𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐨𝐫𝐭𝐢𝐜𝐡𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐁𝐫𝐨𝐥𝐨

 𝘤𝘰𝘯 𝘧𝘰𝘯𝘥𝘶𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘷𝘦𝘤𝘤𝘩𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘢𝘱𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘢𝘨𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢 𝘗𝘳𝘦𝘴𝘵𝘦𝘭𝘭𝘰

𝘪𝘯 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢

 “𝐁𝐞𝐫𝐳𝐚𝐦𝐢̀” – 𝐂𝐚𝐩𝐫𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐃𝐎𝐂 𝐦𝐚𝐫𝐳𝐞𝐦𝐢𝐧𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟖

 𝐂𝐮𝐛𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐧𝐜𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐦𝐚𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐂𝐁𝐓  𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘢𝘨𝘳𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢 𝘔𝘢𝘳𝘤𝘩𝘦𝘴𝘪𝘯𝘪 | 𝘤𝘪𝘤𝘰𝘳𝘪𝘢 𝘴𝘵𝘶𝘧𝘢𝘵𝘢 | 𝘳𝘪𝘥𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘉𝘦𝘳𝘻𝘢𝘮𝘪̀

𝘪𝘯 𝘢𝘣𝘣𝘪𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢

 “𝐀𝐝𝐚𝐠𝐢𝐨” – 𝐂𝐚𝐩𝐫𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐂𝐨𝐥𝐥𝐞 𝐃𝐎𝐂 𝐫𝐨𝐬𝐬𝐨 𝟐𝟎𝟏𝟕

 𝐓𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐮𝐯𝐚

 𝐂𝐚𝐟𝐟𝐞́

E una veloce rassegna dei vari piatti eseguiti da Silvia e Stefano Loda del Finil del Pret, illustrati prima di ogni servizio, così come i vini della Cantina Lazzari.
Hosomaki di San Lorenzo – Apre la cena questo «gioco» (guai, come spesso accade, se perdessimo il senso ludico del cibo) che richiama nell’aspetto i classici Hosomaki nipponici, alga nori ad avvolgere riso e un unico altro ingrediente al centro. Qui foglie di vite dalle vicinissime piante, riso e pomodoro dry, il richiamo è evidente anche se il senso mi pare molto più vicino a quello dei dolmades o dolmadakia della cucina greca, turca o genericamente levantina. Gradevoli, anche se qualche nervatura maggiore della foglia andrebbe evitata. Adamah – Extrabrut Millesimato 2014 – Non venitemi a dire che non si possano qui fare ottimi Metodi Classici, questo ne è lampante esempio, elegante al naso, verticale senza essere lama, bolla fine e croccante. E poco conta se, lo ricordo con un pizzico di compiacimento, sono il responsabile del suo nome, a maggior gloria delle argille del Montenetto.

Erbe del Brolo di San Lorenzo – Seguono, bellissime a vedersi, il fiore edule al centro varia, queste piccole insalate con erbe spontanee della zona, sapori davvero diversi, interessanti, giustamente «arrotondati» dalla dolce e morbida cicerchia. Più bello che apprezzabile il fiore centrale, specie alcuni dove calice, stami… Non erano proprio il massimo della commestibilità, se partiamo dal concetto che ogni cosa messa nel piatto possa essere consumata. Fausto – Capriano del Colle DOC bianco 2018 – Ormai un classico, fiori e frutta a polpa bianca, pesca, qualche nota tropicale, un tocco di agrumi…

Tortelli integrali ripieni di ortiche del brolo – Uno dei piatti ai vertici della cena, ottimi, originali, dalla pasta integrale del tortello al suo ripieno, per finire con la saporita ma equilibrata fonduta di capra. Da bis, bravi. Berzamì – Capriano del Colle DOC Marzemino 2018 – È così: il Marzemino piace o non piace, io per me adoro questo frutto un poco spudorato, una certa vinosità, un ricordo di spezie che emerge via via con l’affinamento.

Cubo di pancia di maiale CBT – Altro piatto pienamente riuscito, la cottura a bassa temperatura regala morbidezza a una carne naturalmente fibrosa ma succulenta e gustosa. In qualche porzione la percentuale di grasso era un poco prevaricante e un poco più di generosità nella porzione di cicoria avrebbe aiutato la pulizia del palato dopo i bocconi di pancia. Adagio – Capriano del Colle DOC rosso 2017 – Qui serviva qualche tannino a sgrassare la pancia, ed ecco puntuale l’Adagio. Abbinamento corretto ma quella sera avrei voluto qualcosa di più. Sarà l’età (mia)? Probabile, abbiate pazienza.

Focaccia all’uva – Superfluo dire la provenienza dell’uva… Ma focaccia e non torta come scritto nel menu e come orgogliosamente e giustamente precisato da Simone: una focaccia all’uva come dolce, goloso, infantile nel senso bello del termine, rassicurante e tradizionale come poche altre cose. Si capisce che l’ho davvero apprezzata? Sia benvenuta l’acqua, non è certo battuta ma incontestabile realtà, volete proprio un vino? Io avrei ribevuto il Berzamì, ma si sa, sono di parte…

So bene che le cene in vigna sono ormai quasi consuetudine, ma l’insieme ha saputo creare un’atmosfera del tutto particolare, nonché ribadire che fare rete quando esiste davvero sintonia, comunanza d’idee, identica passione è cosa del tutto positiva, come non lo è quando si creano unioni forzate. Continuate così, diffondete cultura e buon gusto, territorio e capacità.

Le immagini sono cortesia degli organizzatori – escluse quelle della Parrocchiale – e opera di Mara Brioni Ph.

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