Le «eccellenze»… Chi legge di tanto in tanto i miei vaneggiamenti sa che non amo quel termine, così sfruttato, spesso a sproposito, per definire di volta in volta piccoli/grandi produttori, i loro sorprendenti prodotti, quella ristorazione attenta, unica, di là dalle tipologie o livelli, che sia trattoria o stellato, che sia pizzeria od osteria… Di cui il nostro paese è incredibilmente ricco…

Secondo i numeri aggiornati al 2017, ci sono circa 330.000 imprese di ristorazione. … La Lombardia prima regione con il 15,4% del totale, seguita da Lazio (10,9%) e Campania (9,5%). Secondo il rapporto FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), la ristorazione, con 41 miliardi di euro di valore aggiunto, è il settore trainante della filiera agroalimentare italiana, più importante di Agricoltura e Industria Alimentare. Terzo mercato in Europa dopo Regno Unito e Spagna. …
Un trend giustificato dall’aumento del turismo estero ma soprattutto dagli italiani stessi. Infatti, siamo un popolo a cui è sempre piaciuto frequentare ristoranti, pizzerie e bar. Spendiamo, per mangiare fuori casa, 80,2 miliardi di euro in un anno. Nella classifica europea siamo al terzo posto, preceduti dagli spagnoli che spendono 98 miliardi e dai britannici che sborsano 109,2 miliardi di euro. Sempre secondo il rapporto FIPE, a sola ristorazione ha guadagnato una domanda di 2,5 miliardi di euro. I ristoranti in particolare ammontano a 177.241 unità mentre ci sono 149.429 bar e 3117 attività che forniscono pasti preparati (mense e catering). Un totale che ci porta al primo posto in Europa.
Anche nell’alta ristorazione ci sono numeri importanti. L’Italia si conferma il secondo Paese al mondo per numero di ristoranti stellati con 367.
da Quanti sono i ristoranti in Italia?


Da oggi lo amerò ancora meno, perché nella mia limitata visione sono portato a pensare che chi ha in casa delle «eccellenze» sia naturalmente, e non solo, portato a considerarle, apprezzarle, proteggerle, come ogni buon padre di famiglia che si rispetti. Se proprio non è possibile, accade nella vita, le sacrifichi a ragione ampiamente veduta, perché di fatto non esistono alternative percorribili, cose di cui disfarsi con meno danno o, ancora meglio, punti sui quale intervenire per evitare di fare ricorso ad azioni di cui ci si potrebbe ben presto pentire. Capirete il mio sgomento all’apprendere che le cose non stanno così, che da domani questa voce importante, non amo le iperboli, sarà messa in sordina, quando non a tacere definitivamente. I locali della ristorazione, come stabilisce il DPCM oggi firmato, da domani saranno aperti unicamente dalle ore 5:00 alle ore 18:00. Già mi chiedo l’operatività media della ristorazione italiana nella fascia oraria dalle 15: alle 18:00… Diciamo le cose come stanno, si potrà aprire unicamente per il pranzo, quando, lo sappiamo bene tutti, l’attuale situazione ha portato a un calo impressionante di questo tipo di servizio.

Si esce la sera, non penso per la maggior parte di persone perché incalliti nottambuli, serotini gozzovigliatori, quanto perché unico momento in cui è possibile staccare. Non si fanno comunque assembramenti dinanzi alle porte di ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, bistrò… Si prenota, ora più che mai, dopo essersi informati su quanto quel locale è in grado di offrire, si entra, si accetta, personalmente di buon grado, l’iter composto da rilevamento della temperatura, igienizzazione delle mani, mascherina correttamente indossata (ossia a comprendere la più o meno sviluppata area del naso), ci si accomoda al tavolo e si compilano i dati sufficienti a essere rintracciati qualora si rendesse necessario. Si viene serviti, sempre mia esperienza, da persone che indossano a loro volta la mascherina d’ordinanza e, suppongo, che lavano e igienizzano le proprio mani con elevata frequenza (ho scoperto che molte persone pensano che alcune di queste modalità siano frutto di vezzi e capricci del gestore e non precise normative esistenti).

Qualcuno mi dirà che non sempre è così, d’accordo, non sempre è così, probabilmente io sono particolarmente fortunato… O scelgo i pochi luoghi in cui recarmi con un poco di attenzione. Vero è, rimango sempre lo stesso anche in quelle occasioni, che recandomi a Milano per alcuni lunedì con il treno regionale delle 7:28, sono salito a bordo senza alcun controllo, nessuno mi ha rilevato la temperatura corporea, non ho trovato alcun dispositivo che erogava gel disinfettante, mi sono accomodato nel primo sedile libero, catafratto nella mia mascherina Ffp2 senza valvola, sperando che altri avessero la mia stessa accortezza, ossia lasciare sempre un posto libero in modo alternato. Ancora fortuna… Ma ho visto zone in cui le persone erano a pochi centimetri l’una dall’altro. E domani i treni viaggeranno ancora: per cortesia non mi si venga a dire che viaggiare è necessario e andare al ristorante uno sfizio, perché ragionamento che non regge.

Da domani invece alcuni ristoranti chiuderanno: la sera, per zona, tipologia, scelta, impegno economico, unica loro possibile apertura. Altri proveranno modalità alternative, per le quali non sono evidentemente attrezzati, Con loro soffriranno tutte le realtà collegate, da quelle dell’agroalimentare che trovano nel canale professionale il principale sbocco e non servono, per millanta ragioni, la GDO, la galassia delle società di servizio, alcuni trasporti, le figure d’intermediazione esistente nelle realtà appena descritte… Con loro soffrirà uno stile di vita pressoché unico (insieme a Francia e Spagna). E qui mi fermo, concludo, con una piccola richiesta: per favore non mi si venga più a parlare di eccellenze, di una componente fondamentale dell’attrattività italiana (che prima o poi tornerà a essere utile se non indispensabile) non solo perché come ormai sapete non amo quella parola, quanto perché non vi crederò più, non vi ascolterò più a meno di eventi altamente improbabili. Sono davvero stanco di tutto questo e detto da una persona paziente e tollerante come il sottoscritto, probabilmente le uniche qualità che possiedo, non è poco.
Le immagini del tavolo e dei piatti by News Eventicomo sono cortesia del ristorante Sedicesimo Secolo di Pudiano