«Io penso che la vita non sia altro che un atto di separazione, ma la cosa che crea più dolore è non prendersi un momento per un giusto addio»
Suraj Sharma, attore interprete del film Vita di Pi di Ang Lee
Avevo notato nelle statistiche di lettura dei miei post, che solitamente nei fine settimana consulto, un curioso ritorno, iniziato due giorni fa, del post dedicato alla chiusura della storica salumeria Fratelli Castiglioni di via San Faustino. Precisa la data: 30 giugno 2018, a volte accade, svariati i motivi, un articolo apparso sui quotidiani locali, ricorrenze… Scopro solo oggi che la ragione di quell’afflusso di visite è la scomparsa di Luigi Castiglioni, «terza generazione della famiglia che nel 1922 rilevò una preesistente salumeria», terza e ultima aggiungevo nel primo dei due post (Due cose, due parole, un filo (due) di malinconia), dedicati a quel negozio che aveva catturato la mia attenzione e il mio affetto.
Certo che alcuni dei prodotti che Luigi continuava caparbiamente a proporre erano la pratica ragione per cui lo frequentavo, ma sarei del tutto parziale se dimenticassi il piacere di scambiare alcune parole con una persona assolutamente garbata, quieta, posata, anche quando mi riferiva dei suoi «scontri» con una burocrazia sanitaria che aveva molto più della prima che della seconda, anche quando mi raccontava del cambiamento della via, delle abitudini degli acquirenti… Un sottile sorriso sempre presente, un saluto attento a chiunque entrasse e la sensazione, impagabile, che le mie visite fossero oltremodo gradite.
Un primo rinvio della definitiva chiusura, l’anno il 2014, per poi lasciare quel posto ormai storico quattro anni dopo. Scrissi, era vero, che negli ultimi mesi avevo diradato gli acquisti perché l’imminente cessazione dell’attività mi comunicava un non ben definito senso di disagio, oltre che orfano di alcune specialità.
Sempre negli ultimi tempi mi diceva scherzosamente, quanto ora non lo saprò mai più, che avrebbe voluto scrivere, magari a quattro mani con la mia collaborazione, un libro che raccogliesse tutte le cose curiose, bizzarre, sorprendenti, che in tanti anni avevo visto in quegli spazi. Peccato non avergliene mai chiesto un piccolo, omeopatico, anticipo.
La sua «pensione» è durata nemmeno due anni e mezzo, lui che aveva iniziato giovanissimo il lavoro nella salumeria di famiglia, alla sua vanno le mie sincere condoglianze. Con me parlava sempre in riferimento al figlio, avuto incredibilmente a età più avanzata delle mie, raccontandomi i piccoli malanni e le grandi attenzioni… Ignoro le cause del suo decesso, si parla di una malattia che da tempo l’aveva preso a bersaglio, immagino l’abbia vissuta con la stessa compostezza di sempre, nonostante se lo sia portato via a 61 anni.
Non posso permettermi di dirti amico, ma non potevo lasciarti senza utilizzare uno dei modi a me possibili per esprimere appieno le emozioni: R.I.P. Luigi, una parte di quella Brescia riservata e presente al tempo stesso se ne è andata con te.
Le immagini, virate in bianco e nero, sono cortesia di Christian Penocchio.