«L’aquila non può levarsi a volo dal piano terra; bisogna che saltelli faticosamente su una roccia o su un tronco d’albero: ma da lì si lancia alle stelle.»
Hugo von Hofmannsthal

Senza problema alcuno confesso che a darmi il LA, da non poco meditavo farlo, per scrivere alcune righe su Fausto Bodei e il suo locale L’Aquila Solitaria, collocato sull’Altopiano di Cariadeghe nel comune di Serle, serve un minimo di motivazione per giungerci, sono state le parole di Claudio Andrizzi che ne ha parlato sull’edizione odierna del Bresciaoggi, per la rubrica Cibo & Ricette. Già mi avevano attirato le castagne, il frutto dell’albero del pane, ché tale era nell’economia di non pochi comuni montani della nostra provincia, poi l’immagine di Fausto con accanto la sempre sorridente compagna Eva Martinelli ha fatto il resto.
Di là dalle immagini non posso che condividere quanto scritto da Claudio, ci conosciamo da tempo, il tu non è scontata familiarità, quando definisce l’impegno della coppia come atto «fuori dal coro» e alcuni tratti dell’operato di Fausto «sfida alle convenzioni». Senza animosità alcuna, ma con non poca forza e, soprattutto, perseveranza sta costruendo una seria e ponderata alternativa al verbo imperante di questi, splendidi, luoghi che meritano comunque attenta visita. Senza rinnegare, senza sconfessare o criticare sotto traccia, né chi opera in un solco di una qualche volta presunta tradizione, né chi pensa che quella costituisca unica possibilità di fare ristorazione a queste latitudini.

Lo spiedo? Ma certo, Serle è luogo deputato a tale iconico piatto, ancor meglio a tale iconica modalità di cottura e L’Aquila Solitaria non si sottrae a questa sorta di benevolo diktat. Lo fa naturalmente dal suo, personale, punto di vista: carni rigorosamente fresche e nazionali per quelle suine, di proprio, ruspante, allevamento il pollame, di Tremosine, scelto con rigore, il burro… Facendolo ereticamente precedere da un assaggio dei suoi formidabili Casoncelli. Il tutto, si fa per dire, a prezzi imbarazzanti per il livello della proposta. Naturalmente anche qui qualcuno non vuole intendere, giudicando costoso l’insieme, minime le più che normali porzioni, facendo della cucina il luogo del tanto senza se e senza ma.

Lo spiedo? Ma certo, in stagione nei fine settimana, ma un sufficiente numero di persone è cosa bastante perché si deroghi dal clima, dalla temperatura, eppure è l’altra carta, l’altro menu, che il nostro ha ora messo nero su bianco, a parlare di lui, delle sue esperienze e amori, della sua caparbietà e della sua, continua, voglia d’imparare e crescere. Una decina di piatti tra cui il Risotto al tarassaco, burro fumé e ribes rosso, il riso utilizzato è il Carnaroli Riserva San Massimo, ça va sans dire, o il Petto d’anatra, sciroppo d’abete, Robiola malga POF, barbabietola fermentata ed estratto di melograno, influssi… Ma le radici sono ben piantate nei luoghi che accolgono l’Aquila, bacche raccolte nei boschi, ribes rosso da loro coltivato, pollame dell’azienda, il resto doverosamente bresciano e quando possibile bio, se si escludono poche, sicure e meditate, evasioni al di fuori dei nostri confini.

Poco alla volta si cerca di costruire una piccola carta anche per i vini, dove il bresciano, a detta di Fausto, sarà il principale dialetto parlato, non per pigrizia o desiderio di allinearsi a chissà quale corrente, quanto per ribadire il proprio essere, la propria appartenenza. Correndo naturalmente il rischio che il qualcuno di turno, protagonista in negativo del post, abbia a che dire sui prezzi delle bottiglie, come se da noi non esistesse l’attenzione, la cura, per quanto vinificato e di conseguenza non ci fossero vini «importanti», come, e mi permetto in questo caso di scriverlo a chiare lettere, ci sono numerosi esempi di proposte a prezzi ancora oggi più che umani, basta avere un poco di voglia, un poco di tempo o un poco di attenzione per prendere atto che giovani e meno giovani produttori con vini buoni e accessibili ne esistono eccome.
Ormai imminente l’uscita della Guide delle Osterie d’Italia 2022 realizzata da Slow Food, chissà, non sono superstizioso quindi posso tranquillamente dirlo, non ci sia uno spazio per questa realtà che si gioverebbe più di altri di tale riconoscimento, perché se qualcosa manca ai nostri, oltre l’esperienza che in un certo senso non è mai sufficiente, è il sentire il loro fare apprezzato ed esplicitato da altri.
Le immagini provengono dalla pagina Facebook dell’Aquila Solitaria, come sempre rimango a disposizione per qualsiasi necessità o attribuzione.
articolo estremamente invitante , Carlos sa affascinare , peccato sia troppo lontano per che sono senza auto