«Prima di mettersi a cantare, Bessie volle bere. Chiese un bicchiere di gin puro e in una sola sorsata ne ingollò quasi una pinta. Poi, mentre una sigaretta accesa le penzolava da un angolo della bocca, si immerse, proprio si immerse, nel blues, accompagnata da Porter al piano.»
da un articolo di Carl Van Vechten dedicato a Bessie Smith apparso nel mensile Jazz Record, settembre 1947
Hoc erat in votis, questo era nei voti, era ciò che volevo, che desideravo. Potrebbe essere la sintesi ideale di questo post, di questo Gin, che riprende un cammino interrotto da mesi. I Gin Premium bresciani, già così suona curioso ma pare difficile sottrarsi all’onda che da un tempo ormai insospettabile si muove nel mondo dei distillati e dei miscelati in voga. Scontato dire quanto il suo successo sia legato al Gin Tonic che ormai, come afferma Gianpiero Giuliano, è long drink per ogni momento, dall’aperitivo all’after dinner, sua originale collocazione, passando dall’uso «gastronomico».
Ecco, il nome è quello, Gianpiero, poche volte esiste un così diretto collegamento tra un distillato e il suo ideatore: Piero Dry Gin nasce, ancor prima che la sua formula sia stata messa a punto, nel 2008, dall’incontro nella capitale spagnola con il Gin Tonic moderno. Da quel momento, Gianpiero lavora per una multinazionale viaggiando per il mondo, ogni tappa in un paese, ne scorrono ben tredici nel suo percorso, è accompagnata dalla scoperta dei gin locali e delle loro declinazioni.
Ma non basta, altre esperienze lo avvicinano e attraggono sempre di più la sua attenzione verso il microcosmo dei gin, arriviamo al 2018 quando la stesura di una tesi di gruppo per un Master in Business Administration lo porta a realizzare il «suo» Gin. È il mettere insieme le esperienze, raccontare la sua vita, ma anche quella della sua famiglia di origine, attraverso un distillato… Da qui inizia una serie d’incontri, che non è si ancora conclusa, per lui fondamentale. La sua idea è quella di realizzare, all’inizio per la simulazione tema del master, «un gin che sappia di gin», segnato dunque dalla netta presenza del ginepro, e che sia in grado «di piacere a molti». Grazie alla collaborazione, non solo tecnica, con le Distillerie abruzzesi Enrico Toro e il loro mastro distillatore Enzo, realizza 21 bottiglie segnate dalla presenza di sei botaniche, il ginepro ovviamente, l’arancia, il cardamomo, lo zenzero, la maggiorana, più un ingrediente «segreto» che conferisce la desiderata chiusura «morbida e floreale».
Le bottiglie diventano 500, il minimo della produzione possibile, il formato è quello quadrato, anni ’70, che caratterizza i prodotti delle Distillerie e conferisce un’aria leggermente vintage al prodotto. Il nome… Ormai lo conosciamo, e l’identificazione viene accentuata da una scelta del grafico, che utilizza una foto scattata durante un evento per realizzare un profilo di Gianpiero come logo. Le bottiglie nel 2021 sono circa 10.000 e questa attività, nonostante qualche amicale tentativo di dissuaderlo, diventa la sua principale con la fondazione di Liquid Mine.
Attualmente i gin sono due, il Piero Dry Gin, in perfetto stile London Dry e recentissimo il Piero 58 Navy Strength Gin, caratterizzato dalla gradazione alcolica della tipologia – min. 57,1 gradi in volume – e dal nome che richiama le tradizioni ai limiti con la leggenda della Royal Navy britannica, quella che suggerì a Winston Churchill nel 1913 la frase sulle sue «tradizioni»: rum, sodomy and the lash…
Come è invece tradizione del blog, entrambi i gin sono stati degustati puri, a temperatura pressoché ambiente, 18°C circa, e successivamente utilizzati per dei Gin Tonic dal carattere alcolico pronunciato realizzati con le ormai classiche Fever Tree Mediterranean e Premium Indian. Di seguito i risultati.
Indubbiamente le due versioni forniscono di base l’idea di un gin estremamente pulito, al naso come già detto le prime note olfattive sono assicurate dal ginepro, sicuramente un approccio classico, emergono poi i toni conferiti dal mix zenzero e cardamomo, speziati in particolare, e quelli agrumati delle bucce essiccate di arancia, la maggiorana garantisce una sorta di «collegamento» tra i componenti, per poi chiudere con le note floreali dell’ingrediente non dichiarato dall’ideatore. Sostanzialmente la miscela con le acque toniche mantiene questo impianto ma l’amaricante più spiccato della Premium Indian e i toni agrumati della Mediterranean sortiscono alcuni diversi effetti, così come la gradazione alcolica del Navy Strenght.
Iniziamo dall’abbinamento Piero Dry Gin con la Mediterranean, emergono in particolare le note speziate/floreali per un incontro che sulla distanza rischia di stancare un poco il palato, la situazione migliora con la Premium Indian che garantisce al long drink maggiore beva, si accentuano le note fresche, il «piccante» e l’agrumato dello zenzero e dell’arancio, l’erbaceo della maggiorana… Per un più felice insieme.
Sono più «vicine» le sensazioni evocate dall’unione con il Navy Strength, in generale la più generosa dote alcolica ha l’effetto di mettere in evidenza le varie botaniche, di renderle più nitide e nette, di conferire loro maggiore forza e diminuire i toni morbidi. Al naso si fa preferire l’abbinamento con la Mediterranean, in bocca quello con la Premium Indian. Comunque due matrimoni, specie il secondo, per chi ama un grande Gin Tonic all’insegna di una classicità appena temperata.
Non ancora provato ma suggerito direttamente da Giuliano l’incontro tra Gin Piero e acqua brillante Recoaro, suggellato da un rametto di maggiorana fresca…
Le immagini sono cortesia della Liquid Mine tranne quella raffigurante le toniche che è personale elaborazione grafica.