Se ne è andata Karin Steinbacher, la Signora del limoncello

“Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.”

Eugenio Montale – I limoni

Mentre scorrendo titoli, media, siti, che parlano di cibi e prodotti del nostro bel paese si viene spesso colpiti da zaffate di stagnante retorica, e io arranco cercando di leggere, abito che ho sempre indossato ma che ora fatico a portare, la notizia della scomparsa di Karin Steinbacher, anziana signora che da circa trent’anni aveva lasciato la sua Monaco per stabilirsi sul Lago di Garda, mi porta, con la tristezza, il fresco profumo del suo negozio laboratorio a pochi passi dall’ingresso del Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera.

Se ne è andata a metà della scorsa settimana, dopo aver resistito, sia pure costretta a una lunga e non facile degenza, alla scure della passata pandemia. L’ho appreso da Stefano Gadaleta, Dottor Vino, figura che mi aveva fatto conoscere il limoncello, suo prodotto più emblematico, accanto alle marmellate di limoni, di arance amare, non pochi anni fa. Sempre Stefano, era marzo del 2021, mi aveva chiamato dicendomi di una Karin preoccupata e spaurita, tra gli ammalati di quel periodo, in un ospedale di Bergamo. Ne era nato uno scambio di messaggi che lei aspettava con trepidazione ogni giorno sino alle sue dimissioni e che io le scrivevo con piacere, felice di poterle dare, con altri, un poco di presenza, di virtuale compagnia.

Discorrevamo del pezzo a lei dedicato – Bucce, zucchero, alcol e… amore Il gusto unico del limoncello di Karin - sulle pagine bresciane del Corriere della Sera, agosto 2012, del tanto dedicato a valorizzare i nordici agrumi del Benàco, del suo sentirsi sola… Tornata a casa era rimasta la consuetudine di scambiarci gli auguri a Pasqua e Natale, gli ultimi quelli dello scorso dicembre. Ed era, ed è, qualche bottiglia ancora reperibile, davvero buono e unico quel liquore, di là dall’umana debolezza di sentire con diverso naso e palato ciò che ti ha colpito e ti è rimasto dentro. Il grado alcolico importante a contrastare la componente zuccherina, così come la lunga macerazione delle bucce a cui, con quasi infinita pazienza, toglieva ogni traccia dell’albedo, la sottostante parte bianca e amarognola. I limoni erano rigorosamente benacensi, e il risultato superbo, un’esplosione di profumi e un sorso pressoché privo della stucchevolezza che segna tante altre bottiglie. Minima la produzione.

E il sapere della sua scomparsa, oltre all’ancora umana empatia, mi porta a fare due considerazioni. La prima quella già accennata all’inizio dello scritto: Karin era tedesca, a Monaco si occupava di editoria, anche se, almeno nell’ultimo periodo, prima del suo lasciare la Germania, in ambito gastronomico, eppure era riuscita a interpretare magistralmente una materia prima mediterranea, del tutto locale nel suo caso, anche se ne parlava con un accento marcatamente teutonico. La seconda, che spesso faccio in questo periodo, specie con un amico, di come figure come la sua lasciano dei vuoti, degli spazi di sapere non consegnati a un successore. Un insieme di pratiche, dettagli, piccole attenzioni capaci, nel loro insieme, di fare netta differenza, spazi dei quali noi tutti restiamo orfani.

Ignoro se nella sua terra d’origine avesse parenti più o meno stretti, il nostro lago era ormai la sua casa da tempo: «Devo pensare al mio amato lago…» scriveva nei momenti più bui del suo ricovero, ma anche «Grazie sto bene. L’aria del Lago fa bene…» dopo il suo rientro. E il sapere che non avrò più la possibilità di andarla a trovare, di parlare del suo lavoro, mi fa pensare a quante piccoli/grandi produttori soffrano l’isolamento, la difficoltà del far conoscere il frutto del loro impegno o semplicemente di continuare nella loro impresa. Ma il tempo scorre talvolta impietoso e in questo momento ciò che mi riesce è scrivere queste poche righe, sperando che chi l’ha conosciuta o anche ha solo provato uno dei suoi prodotti ritrovi, anche minimamente, un poco della sua presenza.

La prima immagine è cortesia di Terre & Sapori nella persona di Andrea Arosio, l’ultima è cortesia di Stefano Gadaleta – Dottor Vino, la seconda dovrebbe essere un mio scatto e la terza è stata reperita in rete: rimango, come sempre, a disposizione per qualsivoglia rettifica, precisazione, attribuzione

Lascia un commento