Di bimbi, di luoghi, di varia umanità

divieto accesso bambini

Doverose premesse, questo post deroga, in parte, dagli argomenti che solitamente vengono qui esposti. Non produttori, non piatti della tradizione bresciana, nemmeno ristoratori almeno con le modalità sinora utilizzate. Perché di ristorazione parleremo, ma non dei suoi piatti  e  della cucina – classica, etnica… – quanto di un suo aspetto sociale: l’accoglienza. Inoltre non aspettatevi alcunché di sconvolgente o di particolarmente originale, lo sconvolgente, questo sì, l’ho letto in non pochi commenti agli articoli apparsi sui quotidiani locali, quanto alla mancanza di originalità confesso subito di trovarmi decisamente in sintonia con quanto già scritto da alcuni conoscenti ed amici,  Mario Ubiali, tra cui dei giornalisti, Giovanni Armanini su Facebook. Nonostante ciò, capisco chi avrà già abbandonato il post, sento il desiderio di fare alcune personali considerazioni .

Il tutto nasce da un tweet inviato di Grant Achatz, chef del pluristellato Alinea di Chicago il giorno 12 Gennaio, frutto del pianto di un bambino di soli 8 mesi nell’atmosfera, che suppongo ovattata, del suo locale con successive lamentele da parte degli altri clienti.

Grant Achatz I

Il tweet diventa in poco tempo famoso – ne nasce, lo stesso giorno e divertente, un profilo Twitter dedicato:  @AlineaBaby  e, per quanto mi riguarda, la cosa potrebbe finire lì.

AlineaBaby I

La notizia però rimbalza anche da noi, potere dei social, e viene commentata su Dissapore con un post di Sara Porro Un bimbo piange nel ristorante 3 stelle… . É Giuseppe Spatola, altro amico giornalista del BresciaOggi, a collegare l’accaduto con Sirani di Bagnolo Mella «Non sono graditi bambini in sala» Dibattito di fuoco , seguito sul dorso locale del Corriere della Sera da  Alessandra Troncana A Brescia il primo ristorante  vietato ai bimbi (dopo le 21). LA iniziale ripreso da più giornali nazionali che dedicano ampio spazio al divieto di Sirani: torna sulla notizia Dissapore e iniziano le interviste a Nerio Beghi patron di Sirani. Perdonate questo prolisso elenco, le mie scuse a chi  ho dimenticato, ma credo sia doveroso citare le fonti e dare la possibilità a chi è arrivato sin qui di farsi un’autonoma idea del «caso».

Ora anch’io ho un’idea a proposito ma quello che mi preme di più commentare in questo scritto è la mia perplessità, e per alcune frasi ho utilizzato un termine decisamente eufemistico, su quanto letto in calce ad alcuni degli articoli citati. Come classicamente accade su alcuni argomenti il pubblico si divide per lo più in categorie facilmente identificabili: i single, le coppie con prole più o  meno numerosa, le coppie che di figli non ne vogliono nemmeno sentir parlare, immaginiamoci sopportare quelli degli altri… E fin qui siamo ancora in una dimensione sfaccettata ma capibile. Quello che lascia basiti è la veemenza o la retorica di alcune argomentazioni, sia pro o contro, che porta il tutto assolutamente fuori tema e su piani che mi è difficile definire. Degli esempi? «Ho l’impressione che siamo ormai al tramonto del mondo occidentale. Non vogliamo i bambini, che sono il nostro futuro e il sale della vita, perché disturbano», «Io amo bambini e animali e sia gli uni che gli altri riescono a strapparmi comunque un sorriso speciale ,perché hanno in comune l’innocenza e quella spontaneità che, noi adulti, perdiamo strada facendo.», «tu sei una di quelle che sforna figli e poi è il resto del mondo a doverseli sorbire: non è che se sei genitore hai più diritti degli altri, anzi, dovresti avere più doveri nei confronti di bambini da educare! poi a me sembra sempre che quelli come te ti vogliano rompere le scatole solo per invidia della tua libertà…mah, sbaglierò…. », «Non è così. Non è casa propria. E’ un locale pubblico! Ma andatevi a cercare le leggi che regolamentano gli esercizi commerciali!», «Nessuno si lamenterebbe di un locale privo di zanzare. Non vedo perché lamentarsi di un locale privo di bambini.», «Un bambino invece…se ho un minimo di sfortuna me ne fa di cotte e di crude,ci sono bambini che ammazzano le loro sorelline,stuprano a 12 anni,ammazzano a 13 a 15 sono pluri pregiudicati!», «lei mi fa tristezza»,  «A me, invece, fa tristezza lei!», «tempo un paio di mesi e falliscono ahahah».

Mi fermo, non ho il tempo, e sinceramente la voglia, di leggermi centinaia di commenti di cui salverei un 10% scarso, ho evitato frasi volgari, frasi infarcite di termini come mocciosi, pesti urlanti, o epiteti al titolare dell’esercizio. Quelli riportati appartengono, per facilità di consultazione, all’edizione online del Corriere della Sera, ma toni e varietà, sono simili anche su altre testate o blog. Personalmente credo che un poco di buon senso da parte dei genitori, io lo sono, eviterebbe incomprensioni e malumori, di locali ne esistono poi tanti, strutturati in modo diverso, e la sensazione finale è che in queste interminabili discussioni molti di  noi riversino le proprie frustrazioni, stanchezze ed intolleranze. Naturalmente la polemica è approdata anche su TripAdvisor, sì certo, ma con la cucina che c’azzecca? Siete d’accordo, frequentatelo, non siete d’accordo? Fatene a meno, ma suvvia lasciamo da parte i massimi principi e il concetto di libertà. Riserviamoli per altre «angherie» che ci vengono inflitte quotidianamente e sulle quali poco o nulla diciamo.

Ah, dimenticavo la regola alla base di tanto contendere esiste, in quel locale, da circa sette anni…

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