La Brescia Leonessa dei poeti

Lieta del fato Brescia raccolsemi,
Brescia la forte, Brescia la ferrea,
Brescia leonessa d’Italia
beverata nel sangue nemico.

Giosuè Carducci
Delle Odi Barbare, libro V -14, 16 Maggio 1877

Niobe guerriera de le mie contrade,
Leonessa d’Italia,
Brescia grande e infelice.

Aleardo Aleardi                                                                                                                                                                                   Canti Patrii – 11 Dicembre 1857

Medaglia d’Oro come «Benemerita del Risorgimento Nazionale» nel 1899.

Perrin_F_Rivolta_di_Brescia_litografia_1851

Poco importa se l’immagine non ha grande risoluzione e corre il rischio di apparire sfuocata, rivelare la grana – Il rumore agli alti ISO per citare un post di anni fa, anche se qui i motivi sono altri – il senso la cosa che conta. Rivolta di Brescia, questo il titolo della litografia di Ferdinando Perrin, eseguita nel 1851, poi possiamo navigare tra i fatti storici e l’effettivo numero di bresciani invocati dal generale austriaco Haynau: a lui viene attribuita la celeberrima frase «Avessi avuto io tremila di questi inferociti ed indemoniati bresciani, Parigi sarebbe stata mia in breve tempo». Tosti insomma, Tajacantù, termine dialettale da tempo in disuso ma efficace nel rendere l’idea di un carattere.

Tajacantù («tagliacantoni», sbrigativi e schietti – diretti alla conclusione) era l’epiteto dato ai Bresciani, nel tempo passato, per la loro caratteristica di essere molto spicciativi nelle questioni.

Noi siamo bresciani, lo sono, tale mi sento, anch’io, nonostante i miei documenti riportino come luogo di nascita un V.G.Galvez – Villa Gobernador Galvez  località a 14 chilometri dalla sicuramente più conosciuta città di Rosario, vicina alle rive del Paranà, secondo fiume dell’intero Sud America con i suoi 4.880 chilometri di lunghezza, città che ha dato i natali a Ernesto Che Guevara, a Lionel Messi, a Lucio Fontana (lo sapevate?) e a Valeria Mazza, tanto per non farci mancare alcunché. Ricordo che i miei compagni di II elementare (allora così si diceva), alla scuola Emiliano Rinaldini nel quartiere Leonessa appresa la mia origine mi chiesero, tra le prime domande, se avessi mai mangiato ragni… Allora non ebbi la prontezza di rispondere che quasi ogni sabato, in circa 15 minuti percorsi in automobile, mio padre mi portava in un’elegante caffetteria del centro «rosarino» per il rito del «carlito», così si chiamavano i toast farciti, e di un italianissimo cappuccino.

Brescia_1

Perdonerete queste lungaggini ma tengo a dire di non avere rinnegato alcunché, e di ricordare nonostante la tenera età del tempo non pochi particolari. Mi serve per ribadire che la mia adesione alla Leonessa non ha motivazioni in un’assenza di radici quanto in un processo graduale e continuo di compenetrazione, fatto di tanti dettagli, di tanti momenti… Dall’istruzione al lavoro, dalle tante persone qui conosciute, dai libri letti: bene ricordo i libriccini con le poesie dialettale di Riccardo Regosa (All’ombra del patrocinio, I Macc dè le ùre…) che mia nonna materna utilizzava per farmi sentire quel dialetto da lei usato in casa col nonno e mia mamma (protagonista di una storia quasi speculare, con direzioni inverse, alla mia). Del secondo ricordo a memoria l’Incipit…

I_Macc_de_le_ure

Così il cuore mi si è stretto e allargato senza soluzioni di continuità al vedere e ascoltare prima l’omaggio ai bresciani del 1 Aprile di quest’anno fatto da Roberto (Robi) Capo, che ho il vivo piacere di conoscere e frequentare personalmente, con il suo – il loro, c’è anche Enrico Fappani – Ch’él Chì Chèl Lé Storie e Spifferi bresciani

Poi il video realizzato da AlbatrosFilm dedicato a questi 2 mesi, 60 giorni che non trovano di fatto alcun precedente nella storia della città, mi limito al breve periodo di un’esistenza umana e ricorro ancora al ricordi di nonna Rina che mi parlava della «Spagnola», malattia virale, che verso la fine della prima guerra mondiale e per ben due anni, 1918-1919, percorse in lungo e in largo la nostra penisola causando, si stima, 600.000 vittime e lasciando in lei segni indelebili a livello pleurico. Qualcuno troverà della retorica, in senso negativo, in entrambi i video ma davvero a me poco importa: Brescia 2020 è stato caricato on line ieri è già qualche «non mi piace» ha fatto la sua comparsa sotto forma di pollice verso sul loro canale YouTube. Nel riportare appena visto questo lavoro sul mio profilo personale, sulla pagina Facebook di MadeinBrescia, ho già detto che «…m’indigno quando leggo chi non sa che coglierne le pur presenti contraddizioni, le difficoltà, i punti oscuri.» e «Dobbiamo farcela, non è retorica quanto volontà, desiderio, impegno.», non mi ripeterò certo in questa sede.

Poco o nulla posso aggiungere a quanto detto o mostrato nei due video, che a mio avviso, in modi diversi parlano sì di una prova dura, durissima, per molti versi inaspettata, alcuni segni tuttavia, non parlo solamente delle cronache da Wuhan ci parlavano da tempo di possibili, simili, situazioni, ma sono ancora in modi diversi carichi di forza, futuro, concreti segni. Non è questo il luogo, il tempo, forse neppure il modo più adatto per polemizzare: se ci sono state, come appare a non pochi compreso il sottoscritto, leggerezze, indecisioni, inopportuni calcoli, nell’emergenza e nel recente passato, si dovrà individuare i responsabili, senza caccia alle streghe, e metterli di fronte alle loro responsabilità, respingendo con fermezza e rigore l’odiosa modalità dello scaricabarile tra regione e governo per poi addossarla ai cittadini. Qui, ora, il mio modesto intento è rilevare quanto abbiano fatto le istituzioni, i cittadini di Brescia: alle prime il mio personale grazie, ai secondi il riconoscimento che d’irresponsabili non ne abbiamo poi così tanti come qualcuno vuol fare apparire. Di conseguenza il grazie vale anche per loro: non so in che tempi e se ce la faremo a riportare le cose non come prima ma in un certo senso meglio di prima, ma questa è la strada, come sono convinto che questa, la mia Brescia, è davvero la Leonessa d’Italia.

Stemma-Comune

Le immagini sono state reperite in rete, in particolare quella dei Macc de le ure dal sito di Turismo Brescia. Resto a disposizione per qualsiasi richiesta a tale proposito.

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